TOURIST

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Le riconosci subito le italiane all’estero anche se non le senti parlare. Basta guardarle.

 

Scendono in tarda mattinata nella breakfast room, i camerieri stanno già preparando per il pranzo, come se dovessero andare al un cocktail di Donald Tramp: truccatissime, vestitino attillato, occhiali da sole in testa pronti a calarsi sugli occhi al primo timido raggio di sole finlandese, una stola appoggiata lieve sulla spalla destra e tacco 12. Arraffano con noncuranza di tutto quello che appare loro davanti “ che poi se mi viene fame devo spendere dei miei e d’altra parte qui butterebbero via tutto… “

All’uscita dall’albergo chiamano un taxi e si fanno portare al centro commerciale più famoso del luogo e inizia la loro vacanza turistica tra negozi di borse ed abiti, gli stessi che trovano in Italia ma li’ sarà la lingua, sarà l’esposizione, è tutto molto più trendy, molto più esotico. Saltellano da una postazione che ti crea una crema viso  personalizzata alla sartoria su misura “tutto in mezz’ora”,  provano abiti di stilisti italiani che troverebbero nel negozio sotto casa “ma sai, poi in Italia li dovrei comprare, qui chi se ne frega se faccio impazzire la commessa e alla fine col piffero che spendo una cifra simile!”. Il culmine lo raggiungono nella contrattazione della palla di vetro con la neve da portare alla nipotina. Non conoscendo nessuna lingua che non sia la loro, si sforzano con ampi movimenti delle mai di far comprendere al cinese, perché i negozi dei cinesi sono ovunque e tutti a buon mercato, che il valore di quell’articolo è nettamente inferiore al prezzo che vede appiccicato e che lei non si fa fregare e se la vuole vendere deve scendere di certo di oltre la metà.

Sono le 21 e il centro commerciale chiude. Si deve richiamare un taxi e tornare in albergo per prepararsi per la cena.

E nella vasca da bagno tra bolle di sapone e shampoo ristrutturanti ripensando alla giornata non può fare a meno di pensare che visitare le città del mondo è culturalmente appagante ma, cazzo, i piedi ti si gonfiano come krafen nell’olio bollente

 

 

 

 

ZAFFATA

 

 

 

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La Teresa sapeva di aglio e di pane. Insomma sapeva di buono.

I capelli bianchissimi pieni di onde, il seno accogliente di chi ha allattato 6 figli, una corporatura forte da donna che conosce la campagna.

Alzava la schiena dall’orto e mani suoi fianchi generosi, sguardo severo brontolava in dialetto quando mi vedeva arrivare.

“ Cusa set gnuda a far?”

“A vedere le bestie”

“ To madar al sala?”

“ Se lo immagina”

“ Ven dentar, sumara!”

Perché solo una somara poteva scappare da casa per vedere le mucche, inzaccherarsi le scarpe rosse in una stalla tra il piscio e le bovazze delle vacche.

Poi preparava il coniglio e gli odori della stalla si confondevano con quelli della cucina. Assistevo a quelle magie sperando di prenderne parte, sperando che l’orchessa mi portasse finalmente nel lettone e iniziasse a raccontarmi la storia di Massasettestrupiaquatordas per poter ridere sentendola ridere e allontanare la certezza della punizione che mi aspettava al ritorno a casa:“ Puzzi da stalla, fila a lavarti.” Poi, i fili di paglia, li avrei nascosti nel comodino.

 

 

 

EVACUATION

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E’ da alcuni segnali specifici che ci si accorge di non tenere più il passo coi tempi.

 

Quando ero piccola per fare la popo’, la cacca, insomma per cagare, si mettevano i bambini sul vasino bianco di plastica fornito di manico per poi permettere all’adulto di buttare le feci nel water e con un colpo di sciacquone far scomparire le scorie corporali. Nelle famiglie meno agiate ti si metteva direttamente sulla tazza reggendoti da sotto le ascelle e l’unico suono che usciva dalla bocca della mamma era un cordiale “ psssss psssss psssss” per aiutarti a sbrigare velocemente l’operazione di evacuazione.

Scopro oggi che l’evoluzione tecnologica ha colpito anche il settore infantile.

Ecco perché tra il divertito e lo sconcerto ho scoperto che vendono vasini coloratissimi. Il fatto da solo non potrebbe che rallegrarmi. Più colore, meno assetticità, più spazio alla creatività, anche se non credo ci sia un modo creativo per defecare. Ma tant’è. Arriva il colore e siamo tutti più felici. Resto però sbigottita quando intuisco, leggendo la confezione, che il vasino da bebè non solo è coloratissimo ma parla. Si, parla. Che cazzo potrà dire un vasino, mi sono chiesta? “ Ohhh ma quanta ne hai fatta?!?!?” Pronuncerà la vocina addestrata con una risatina maliziosa? Allerterà il parentado tutto con un:”Vienite,  correte a vedere quanta pupù ci ha fatto il nostro virgulto!” O sentenzierà con voce metallica:“ Peso feci espulse dal pupo kg 4,38 “ e allora la mamma allarmata accorrerà sapendo che il piccolo rampollo caga come una frisona al pascolo? Lo sbigottimento si trasforma in incredulità scoprendo che il vasino non solo parla ma canta. Canta canzoncine per aiutare l’evacuazione. Mi chiedo se si deve pagare anche la siae ogni volta che il piccolo erede appoggia le sue prestigiose terga sulla nuova diavoleria dando vita ad un concerto dai mille suoni cacofonici. Soprattutto la domanda che mi rintrona la testa è: ma che canzoncina potranno aver registrato per rallegrare la creatura durante la cagata?  Musica folcloristica libica?

GOVERNANTE

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Come al solito in ritardo. E dire che si farebbe così poca fatica ad alzarsi un quarto d’ora prima. Guarda Consuelo che questo quarto d’ora te lo scalo in busta paga. E per favore smetti di sgocciolare il tuo ombrello dozzinale sul mio parquet di tek. Su, muoviti che quando avrai finito la cucina i bagni, steso il bucato, stirato, e rifatto le camere voglio che tu tolga le tende e mentre ci siamo pulisca anche i vetri. Possibile che te lo debba dire io che i vetri sono da pulire? Non lo vedi da sola? Quegli occhioni neri li tieni aperti solo per curiosare nel frigo e per guardare le telenovele brasiliane? A proposito, l’hai portato la spesa? No?!?!? E io come faccio? Ma si deve essere cretine per scordarsi che stasera abbiamo ospiti. Mi chiedo dove tu abbia la testa? C’è qualche Joselito in giro? Beh, dimenticatelo. Spolvera meglio per favore. Dicevo che è meglio se lo lasci perdere. Il tuo bel Joselito non vale tanto. L’alone, Consuelo, l’alone! Sai, l’altro giorno, quando mi ha risistemato il terrazzo non ha fatto un gran lavoro, ne’ sul terrazzo ne’ in camera da letto. Figurati che ho dovuto spiegargli anche il funzionamento dei miei giocattolini, lui credeva fossero massaggiatori. Si, meglio cambiarle le lenzuola. Che fai le annusi? Ahhh, Consuelo, sei una feticista, birbantella. E sta un po’ attenta no? Ma guarda cosa hai fatto? E no, questa non te la lascio passare. Il baccarat me lo ripaghi, eccome se me lo ripaghi o ti uso il frustino su quel tuo bel culetto rosa. Che fatica controllarti. Sono già stanca e siamo solo all’inizio. Devo rilassarmi. Consuelo, visto che mentre spolveri hai una mano libera, dammi una masturbata tra le cosce. Hai visto mai che tu riesca a finire per bene un lavoro.

 

MAKEUP

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 E tu vieni a dire a me che io non sono adatta per quell’incarico? Che quella ha più attitudine? A fare la troia ha attitudine.

Quella la’ volete nominare! Quella che quando gira sembra avere un paletto infilato nel culo dal tanto che sta impettita. Manco avesse due tette da mostrare. Come lo so? Lo so perché gliele ho viste, che cazzo! Eravamo in ospedale assieme: lei a fare un aborto io un raschiamento per certi noiosi polipi uterini. No, guarda, non mi interessa , non sono qui a fare la morale se una abortisce o se lo tiene. Inizio anzi a pensare che abbia fatto bene a sopprimere il feto perché il mondo non poteva reggere un’altra come lei. Allora ti dicevo che proprio quella la’, quella che tu ritieni un mostro di correttezza, di bravura e di intelligenza, quella la’, quella per cui tu ti scapicolli ogni volta che ti chiama al telefono, viene da una famiglia in cui persino il gatto va a rubare nella ciotola del gatto del vicino di casa e al funerale del padre suo fratello lo vedevi al bar con una birra in mano ad importunare la barista. La sua unica fortuna è stata aver sposato quel rimbambito del Luigi, che in vita sua aveva sempre e solo studiato senza sentire mai odore di figa. E anche se era brutto, alto un metro e una salsiccia e con un’alitosi persistente si fece mettere incinta e sposare. S’è rifatta il passato e ha il futuro assicurato. Un’abile operazione di maquillage.

Penso che abbia più corna suo marito sulla testa che lampioni la tangenziale di Bologna. Ma l’importante è far finta di non vedere e di non sapere no?

Ma sai, quello che mi fa rabbia, ma rabbia davvero è che abbiate deciso di farle insegnare  il catechismo il sabato pomeriggio in parrocchia, la abbiate eletta organizzatrice delle gite ai santuari di Loreto e alla Madonna della Comune e quando il consiglio parrocchiale decise di andare al santuario di Padre Pio  se ne assunse astutamente l’onere e l’onore perché doveva essere lei a decidere con che altra camera d’albergo doveva confinare con la sua. Eh, lo so che tu non sei potuta venire e lo sapeva anche lei, per quello si è scopata tuo marito per i 5 giorni del pellegrinaggio. E sai chi ha tenuto tua figlia mentre quei due hanno sperimentato tutte le posizioni del kamasutra? Questa sfigata che hai davanti con cui ti ostini a difendere l’innominabile come fosse una Maria Goretti.  E adesso non azzardarti a piangere. Perdonala, anzi perdonali, con la tua infinita pietà cristiana e mentre ci sei nominala anche responsabile per la catechesi delle famiglie.

 

 

 

INIZIAZIONE

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“Tu lo sai che io sono vedovo da qualche anno e sai anche che non sono poi così vecchio da aver rinunciato al sesso per sempre.  Succede allora che trovo una vedova, una di quelle ancora con del “morbino” “ Morbino”? “ Ma si sai il genere che va nei centri anziani a ballare a cucinare le salsicce e il gnocco fritto, hai presente no?” “ Come no, sono una nota frequentatrice di quei luoghi di ritrovo, preparo la mia vecchiaia” “ Bene. Allora la invito una sera a uscire e poi, non potendola portare a casa, in fondo è sempre la casa di mia moglie, chiedo ad un amico se mi presta la cascina che ha sulle colline. Non ridere, ma col fresco la prestazione è migliore. Mi metto all’opera e devo dire che faccio un bel lavoro per i miei parametri e per la mia età ma quella è del tipo “ non ne ho mai abbastanza” e così continuo di trombo e di lecco per una buona mezz’ora. La vedova era bagnata come un mocio Vileda prima di strizzarlo e dunque molto scivolosa. Non è stato volontariamente che ho iniziato a scoparmela mettendole un dito nel culo, è che i due buchi avevano la stessa  elasticità ed apertura , aggiungici il terreno scivoloso, insomma a fartela breve ero la che la scopavo dietro da dieci minuti quando sento la sua voce affannosa che dice: William, scusa se te lo dico ma mi stai scopando il culo.  “Scusami non me ne ero accorto” le dico smettendo immediatamente” Devi credermi, non volevo” “No, non ti preoccupare è che ora avrei bisogno di qualcosa di più consistente.” “ Dovevo arrivare a  67 anni per metterlo nel culo ad una donna facendo anche la figura del rimbambito? E tu piantala di ridere!”

 

 

SALVATORE

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Silver era sempre di ottimo umore, si alzava la mattina già di ottimo umore. D’altra parte chi meglio di lui poteva sorridere alla vita? Un matrimonio, tre figli, un divorzio, un fallimento commerciale, tanti debiti in giro e la stessa voglia di giocare di quando trentenne fermava il traffico in centro seduto in mezzo alla strada vestito da capo indiano con la pipa in bocca. “Il grande capo fuma!” e gli automobilisti tra lo sbalordito e il riso aspettavano pazientemente che avesse finito di fumare. Poi ci fu quel giorno che un camionista gli spaccò i denti urlando ” Se grande capo fuma, camionista incazzato gli spacca la faccia” ma sono cose che capitano quando incroci nella vita persone senza senso dell’umorismo. Ora, uomo fatto, trascorreva le sue giornate nell’officina di uno dei suoi figli e la notte al night, tra puttane russe e polacche che lo amavano perdutamente fino a quando c’erano soldi da spillargli. Frequentando quegli ambienti si rese conto che un uomo non si poteva dire uomo se a casa non aveva un cane da mostrare orgoglioso alle sue conquiste. Già, ma che cane? Mica un cane “da lecco” o un bastardo o peggio ancora un anonimo boxer. No, lui doveva avere un cane speciale. Fu così che si comprò un terranova. Un molossoide che a malapena entrava nel suo miniappartamento da scapolo ma “vuoi mettere la figura che ci faccio in spiaggia questa estate con le tedesche? Che poi, si sa, le donne appena vedono un cane perdono la testa ed è li che le frego!” Ma per portare un cane in spiaggia ci vuole in patetino da cane bagnino e allora si iscrissero lui e il bestione al corso base della Scuola Italiana Cani Salvataggio a Cervia. Tutte le domeniche partivano all’alba per raggiungere la sede del corso e sinceramente Silver si applicava anche, il terranova molto meno: è svogliato, distratto anche un po’ imbranato. Se viene rimproverato mette il muso e se è in giornata no, se ne sta tutto il giorno sotto un ombrellone a caccia di mosche da mordere. Silver non demorde e arrivano gli esami finali. Tutto il corso è in fibrillazione, cani e padroni. Uno dopo l’altro i cani superano le prove, vanno dal loro coach e ricevono il patentino. Tutti i cani meno il cane di Silver, il terranova più ignorante del mondo, l’unico terranova col terrore dell’acqua, unico bocciato al corso per cani bagnini, disconosciuto dal suo padrone anche come cane da rimorchio. Alla fine si spende meno andando a puttane.

PLAYER

” Se pensate di diventare attore ma che recitare non debba interferire con le vostre partite a golf, con le vostre ambizioni politiche e con la vostra vita sessuale, allora non volete veramente diventare attori.

Recitare è molto più di un lavoro part time, è un lavoro a tempo pieno. E’ un’ossessione a tempo pieno.”

 

Michael Caine, premio Oscar 1986 per Hannah e le sue sorelle, premio Oscar nel 2000 per Le regole della Casa del Sidro

SCOTTATURE

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Quel giorno, arrivando in paese, si aveva la sensazione che fosse successo qualcosa di grosso. Tutti i negozi avevano chiuso i battenti. In quella afosa giornata agostana, in un’Italia non ancora ricca da potersi permettere vacanze e che ancora non conosceva il giorno di chiusura dell’esercizio o la pausa domenicale di Cleto il macellaio, Adone il fornaio, Cino il fruttivendolo e Lario il barbiere, non c’era traccia.

Il prete uscendo dalla canonica si era incamminato verso l’osteria, unico locale aperto deciso a risolvere il mistero. Da dietro il bancone Guido, versandogli un bicchiere di rosso, fu molto vago nelle risposte concludendo con un “ Se non lo sa lei dove sono andati! E’ lei che li confessa tutti no?” E ridendo si era rifugiato nel retrobottega.

Tornando verso la chiesa il prete ripassò mentalmente tutti gli abitanti della frazione e solo allora riuscì a incastrare i tasselli.

Considerò che le donne del paese erano tutte presenti eccetto la Rosa, la vedova, che era andata al mare in corriera.

E non furono tanto le scottature al naso degli uomini il giorno dopo, quanto la loro faccia soddisfatta e le occhiate all’osteria, a confermargli come mai la Rosa pedalava su una bicicletta azzurra con un cestino bianco incastrato nel manubrio, nuova.