PESCA

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Sono stanco di alzarmi dal letto alle 3 di pomeriggio e sono stanco di lasciare suonare il cellulare, sono stanco di nascondermi al padrone di casa, sono stanco di non aver più il coraggio di guardare un uomo negli occhi, sono stanco di vino in cartone e brandy cinese.

 

Non è sempre stato così sai? C’è stato un tempo in cui anche io avevo una famiglia, una moglie e due figlie, un  un tempo in cui tornavo a casa lucido dal lavoro e la tavola era apparecchiata, la tv accesa e faceva caldo anche in soggiorno. Me lo ricordo sai quel periodo. C’erano tanti soldi, tanti da non sapere dove spenderli. Che sia stato in quel momento che decisi di buttarla via? Si, perché quando hai tutto ti credi Dio, l’invincibile, ordini e si compie, vuoi e hai. E inizi a sfidare la sorte per bisogno continuo di conferme della tua onnipotenza.

 

Ho iniziato a giocare. Giocavo  e vincevo.

 

Soldi su soldi. Chi non poteva pagarmi mi lasciava la macchina, la sua azienda, mi offriva sua moglie, sua figlia. Io prendevo, tutto, senza distinzione.

 

I debiti vanno saldati.

 

E io ora saldo i miei.

 

Tu continua a pescare. Non farò rumore, i pesci non si spaventeranno.

 

Ma girati, non guardarmi.

 

E’ un fatto privato.

 

Dirai che è stato un incidente.

PSICOANALISI

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Buongiorno, si accomodi. Sa chi sono e perché è qui?

Certo che so chi è lei. Non sono scema.

Eccone un’altra mandata dall’Asl. Sono sempre arroganti queste, dovrei cancellarmi da quell’elenco, che se le gestiscano loro queste morte di fame.

Mi hanno mandata da lei perché sa meglio di me come sono i medici: quando non riescono a capire l’origine del male ricorrono sempre alla stessa frase: il tuo disturbo ha origini psicologiche.

Ma tu li hai cara la mia signora dei disturbi psicologici, lo vedo anche senza guardare le carte che mi allunghi. Tutti avete disturbi. Una volta andavate a parlarne coi preti adesso venite da noi. Pagare pagate ma pagate di più. Ascoltare non vi ascoltiamo come loro non vi ascoltavano.

Comunque visto che sono qui mi stendo.Lei cos’è? Un Freudiano, uno Junghiano? Appartiene alla scuola Adleriana o cognitivo costruttivista? Lacaniano?

E’ importante per lei saperlo?

No, era per iniziare a parlare. Comunque io mi gratto. Sempre. Lo avrà notato no? Inizia dalla testa ma non ha un percorso certo. A volte il prurito inizia dalle mani, altre volte alle caviglie, altre ancora mi gratto la figa, parte anche dal naso, soprattutto di notte, a volte. Il pizzicore si manifesta improvvisamente. Ora, finchè è il braccio uno può pensare ad una puntura di zanzara ma quando è l’ascella converrà con me che è per lo meno imbarazzante. Io ho una vita sociale piena e non mi posso permettere che questo handicap me la blocchi. Lei capisce vero? Perché non riesco a trattenermi. E non sempre c’è una toilette a portata di mano.

 

 

Provato a lavarsi?

TEMPLATE

Ho un template personalizzato, trallallero

Me lo ha fatto il “Prode”, trallallà.

Non è costato niente, trallallero

Lo fa anche a te, trallallà.

Si, mi sono rincitrullita ma sono orgogliosa del mio nuovo template.

Basta andare qui, scrivere e il gioco è fatto.

Sommergetelo di richieste.

BORIA

f08df820fd52c5c82166584aa6fa8a61.jpg Io lo sapevo che non era la mattinata giusta, perché queste intuizioni ti sono chiare appena scendi dal letto e scivoli sulla pedana mandando l’osso sacro a sbattere contro la fiancata in finto legno massello che proteggerà anche il materasso ma ti condanna, per il resto della giornata, a stramaledire quella volta che decidesti di entrare da Pizzetti arredamenti.

 

Non mi devo far vincere dallo sconforto, il mio neuropsichiatra me lo ripete come un mantra. Ce la farò ad arrivare a tempo in ospedale per il deposito delle urine e il prelievo del sangue. Si, ce la farò.

 

Non mi può fermare, ne’ il cretino che attraversa la strada sulle strisce, ne’ le auto parcheggiate in terza fila davanti alle scuole.

 

 Raggiungo il policlinico. O meglio, lo immagino, vista la coda chilometrica per accedere al parcheggio. Al grido di  “Non possono vincere loro“ supero, strombazzando col clacson, le auto incolonnate e con una mossa degna di Schumacher arrivo davanti al gabbiotto del custode, ritiro il tagliando ed entro.

 

All’accettazione analisi, odore di urine, feci e altro materiale organico di non facile identificazione mischiato a  sudore, aglio, naftalina e puzza di vecchio, di morte.

 

“Non possono vincere loro”. Passo davanti a tutti fregandomene delle donne incinte, degli handicappati, dei vecchi in carrozzina di quelli che si sono alzati alle quattro per essere i primi a fare la coda.

 

Consegno le mie urine e ricevo il tagliando per il prelievo.

 

Altra coda.

 

Litigo con una donna che probabilmente crede di essere in una balera visto il trucco che le cola dagli occhi per il caldo,  mi faccio largo fingendo un attacco di panico e ammonendo un pensionato “tanto tu non fai un cazzo tutto il giorno, puoi aspettare”.

 

Entro arrotolo la manica della camicia e mi prelevano tre flaconi di sangue.

 

Esco torno casa e mi piazzo davanti alla tv.

 

Sono disoccupato da cinque anni.

 

Ripensandoci potevo prendermela comoda.

 

Non avevo poi tutta sta fretta di sapere che un cancro mi divora il cervello.

 

MARCO

 

E’ fatta.

Si riparte su una piattaforma splendida.

Grazie allo staff di Virgilio, in particolare a Marco che ringrazio pubblicamente, posso continuare a gestire il mio blog senza cambiare il nick. Un post ti era dovuto.

OUTSIDE

 BOTERO BABY
Quel giorno andando all’edicola vidi il viso della pastora col capretto in spalla.
Fu così che iniziai la collezione.
Ogni settimana aspettavo impazientemente il martedì per ghermire dalle mani dell’edicolante la confezione avvolta nel cellophane della nuova statuina poi correvo a casa e strappando l’involucro mi beavo nel sentire il polistirolo che la proteggeva. Intanto iniziai a creare il paesaggio. Avevo individuato un angolo del soggiorno con un tavolino di servizio, illuminato da un faretto alogeno, che pareva perfetto. La raccolta a fascicoli settimanali non seguiva percorsi logici. Una volta mettevano in vendita l’asino, la volta dopo, un pastore, quello che porta la legna, la volta dopo la contadina con le galline, poi, un cammello, un re Magio, la casetta bianca con le finestre e una torretta, la Madonna, il pozzo. Quando pubblicarono il pozzo mi resi conto che dovevo ampliare il paesaggio portando l’acqua e iniziai ad allargarmi occupando l’intera parete a nord dell’appartamento per mimetizzare meglio il tubo da cui sgorgava l’acqua che formava un ruscello che diventava sotterraneo giusto il tempo di posare il pozzo e che poi risaliva in superficie creando un bacino artificiale. Avevo creato un’oasi. Le palme arrivarono la trentunesima settimana e festeggiai l’avvenimento dipingendo tutta la parete di blu scuro, quasi nero, come la notte della nascita. Il secondo Natale dall’inizio della raccolta, ero in possesso di tutta la Sacra Famiglia, capanna compresa e il plastico del presepe aveva invaso l’intero soggiorno, parte dell’ingresso e il disimpegno ma non demordevo: dovevo arrivare alla fine della collezione. Il 19 giugno l’azienda per cui lavoro mi mandò in Messico per controllare un impianto che dava problemi d’assemblaggio. Era già successo altre volte, non mi spaventai. Presi accordi con l’edicolante che mettesse da parte la pubblicazione del martedì e partii tranquillo. Solo il martedì successivo, quando mi recai all’edicola per ritirare i due fascicoli, quello tenuto da parte e quello nuovo, feci l’amara scoperta. Quel martedì mentre io spuntavo le procedure dell’impianto messicano, Orietta, la figlia della tabaccaia all’angolo, entrando in edicola per comprarsi le figurine di Raoh Gaiden Ten No Haho, vide il mio re Magio. Non ci furono parole per dissuaderla e più l’edicolante le spiegava che era già prenotato più dagli occhi della vipera usciva un siero velenoso mentre la bocca si apriva strillante mostrando l’ugola, tonsille comprese. Poteva quel buon uomo che vendeva giornali sopportare strilli simili? Correva il rischio di essere additato come crudele o peggio schifoso pedofilo. Così cedette il mio Baldassarre in cambio del silenzio della mostruosa Orietta.
Sono alla duecentoquindicesima settimana della raccolta. Ho inondato la casa editrice di richieste per avere il mio re Magio che, ora, sembra introvabile. Ogni domenica bazzico i mercatini in cerca del mio re portandomi dietro il cammello per essere certo che non sia un falso. Ho messo annunci su ogni giornale locale e nazionale, su comproevendo, su internet, ma pare che l’ultimo Baldassarre lo abbia quella brufolosa bambina urlatrice. Aspetterò il compimento del suo diciottesimo anno ma giuro su Dio che riavrò il mio re Magio. E se solo si azzarda a dirmi che l’ha perso, l’ha rotto o non sa che fine abbia fatto la travesto da Baldassarre la spingo a forza dentro alla mia casa-presepe e le impongo di cantanare “Tu scendi dalle stelle” ogni giorno dell’anno.
Il cammello di Baldassarre non può essere lasciato solo.

LAVAGNA

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KI

Quelli che non sono compresi non erano in classe: alcuni in bagno a fumare o a pomiciare, alcuni hanno fatto fuga da scuola e altri sono a casa ammalati.

A me, che sono ruffiana, il maestro mi ha messo alla lavagna: lui non sa che sono cattivissima e bastarda.

CHECCA

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Mi è scattata l’insofferenza epidermica.
Adesso non sopporterei neppure la tua vista, le tue piume di struzzo del boa svolazzanti, il fare da cicisbeo che cerca complicità, la tua voce isterica così in contrasto con il tuo fisico di maschio sul viale del tramonto, il tuo modo di blandire per avere attenzione, la tua risata sopra le righe per farti notare.
Non avrei mai creduto di poter urlare “ Sei solo una checca” e invece, per la legge di contrappasso, non solo l’ ho urlato, ma una volta ripreso il controllo dei nervi dall’offesa subita, ti ho vomitato addosso la rabbia che covavo da tempo. E adesso sto bene. So di essere nel giusto, dire che ti sei comportato male è un eufemismo e se sei inviperito per non essere riuscito a fare la diva con me, sappi che ho definitivamente chiuso un’altra porta e non ci sarà nessun ariete che riuscirà a sfondarla. Adesso mi fai pena ed incontrarti sarebbe come vedere apparire il fantasma marcio di Oscar Wilde che almeno sapeva scrivere e ragionare: il tuo cervello te lo sei bevuto con un succo di frutta alla pera. Sei solo un caratterista da vecchio avanspettacolo, non arriverai mai a essere protagonista perché non sai distinguere l’oro dalla pirite abituato come sei a raccattare tra i rifiuti lo scarto umano. Non sarai mai più la persona che hai cercato di apparirmi in tutti questi anni, sei solo una vecchia checca sfatta e rabbiosa di non raccattare più giovinetti pronti a prenderti il culo. Se ne vuoi, te li devi trovare tra gli eterosessuali perché l’omosessualità cerca il bello, il vigore fisico, la prestanza ed a te non è rimasto altro che la voglia di essere preso. Tieniti pure tutto quello che ti ho insegnato: io l’ho fatto seriamente e senza volere neppure un grazie, gli altri, lo faranno per sfruttarti, ma è quello che alla fine ti meriti e che ti auspichi perché sai che devi scontare molti, troppi peccati, non ultimo quello di aver tradito da mia fiducia.
La maggior parte dei finocchi invecchia male e tu appartieni a quella statistica.