OUTSIDE

 BOTERO BABY
Quel giorno andando all’edicola vidi il viso della pastora col capretto in spalla.
Fu così che iniziai la collezione.
Ogni settimana aspettavo impazientemente il martedì per ghermire dalle mani dell’edicolante la confezione avvolta nel cellophane della nuova statuina poi correvo a casa e strappando l’involucro mi beavo nel sentire il polistirolo che la proteggeva. Intanto iniziai a creare il paesaggio. Avevo individuato un angolo del soggiorno con un tavolino di servizio, illuminato da un faretto alogeno, che pareva perfetto. La raccolta a fascicoli settimanali non seguiva percorsi logici. Una volta mettevano in vendita l’asino, la volta dopo, un pastore, quello che porta la legna, la volta dopo la contadina con le galline, poi, un cammello, un re Magio, la casetta bianca con le finestre e una torretta, la Madonna, il pozzo. Quando pubblicarono il pozzo mi resi conto che dovevo ampliare il paesaggio portando l’acqua e iniziai ad allargarmi occupando l’intera parete a nord dell’appartamento per mimetizzare meglio il tubo da cui sgorgava l’acqua che formava un ruscello che diventava sotterraneo giusto il tempo di posare il pozzo e che poi risaliva in superficie creando un bacino artificiale. Avevo creato un’oasi. Le palme arrivarono la trentunesima settimana e festeggiai l’avvenimento dipingendo tutta la parete di blu scuro, quasi nero, come la notte della nascita. Il secondo Natale dall’inizio della raccolta, ero in possesso di tutta la Sacra Famiglia, capanna compresa e il plastico del presepe aveva invaso l’intero soggiorno, parte dell’ingresso e il disimpegno ma non demordevo: dovevo arrivare alla fine della collezione. Il 19 giugno l’azienda per cui lavoro mi mandò in Messico per controllare un impianto che dava problemi d’assemblaggio. Era già successo altre volte, non mi spaventai. Presi accordi con l’edicolante che mettesse da parte la pubblicazione del martedì e partii tranquillo. Solo il martedì successivo, quando mi recai all’edicola per ritirare i due fascicoli, quello tenuto da parte e quello nuovo, feci l’amara scoperta. Quel martedì mentre io spuntavo le procedure dell’impianto messicano, Orietta, la figlia della tabaccaia all’angolo, entrando in edicola per comprarsi le figurine di Raoh Gaiden Ten No Haho, vide il mio re Magio. Non ci furono parole per dissuaderla e più l’edicolante le spiegava che era già prenotato più dagli occhi della vipera usciva un siero velenoso mentre la bocca si apriva strillante mostrando l’ugola, tonsille comprese. Poteva quel buon uomo che vendeva giornali sopportare strilli simili? Correva il rischio di essere additato come crudele o peggio schifoso pedofilo. Così cedette il mio Baldassarre in cambio del silenzio della mostruosa Orietta.
Sono alla duecentoquindicesima settimana della raccolta. Ho inondato la casa editrice di richieste per avere il mio re Magio che, ora, sembra introvabile. Ogni domenica bazzico i mercatini in cerca del mio re portandomi dietro il cammello per essere certo che non sia un falso. Ho messo annunci su ogni giornale locale e nazionale, su comproevendo, su internet, ma pare che l’ultimo Baldassarre lo abbia quella brufolosa bambina urlatrice. Aspetterò il compimento del suo diciottesimo anno ma giuro su Dio che riavrò il mio re Magio. E se solo si azzarda a dirmi che l’ha perso, l’ha rotto o non sa che fine abbia fatto la travesto da Baldassarre la spingo a forza dentro alla mia casa-presepe e le impongo di cantanare “Tu scendi dalle stelle” ogni giorno dell’anno.
Il cammello di Baldassarre non può essere lasciato solo.