Non portando l’orologio ho imparato a regolarmi con la luce del sole. Ho messo a punto un orologio interno che mi permette di non essere schiava delle ore. Non ho mai tardato ad un appuntamento e mi piace essere puntuale. Non ho difficoltà a scegliere l’abito e il mio viso lo conosco talmente bene che lo potrei mascherare ad occhi chiusi. Sono diventata una specialista del fard al semaforo e del rossetto all’ultimo minuto mentre parcheggio. Anche quella volta fui puntuale. Pioveva e mi ero messa il cappello, sul tavolino del bar avevo appoggiato il tuo regalo: una cassetta da frutta in scala ridotta. Sul legno la scritta fragile e alto e dentro un cuore di pietra rossa. Guardavo le coppie che parlottavano a voce bassa sfiorandosi le guance rosse e annusando l’odore della pelle eccitata e aspettavo. Scommettevo tra me e me che impermeabile avresti messo, se avresti indossato gli occhiali che avevamo scelto insieme e se il tuo alito fresco mi sarebbe venuto incontro con un ciao o con uno scusami. Ho aspettato. Ho aspettato tanto da far impazzire il mio orologio biologico ma non ho pianto. Non si piange mai quando si è sole in una sala da the. Ci si alza si paga il conto ci si rimette il cappello e si esce. Fu allora che scoprii che ogni lacrima non versata alimenta un fiume dentro di me che non ha argini capaci di fermarlo ne’ dighe che ne devino il percorso e che quando decide di straripare si porta via tutto lasciandomi solo fango, i rami secchi e trote morte.
“ No, ti sbagli, non sto piangendo, sono le gocce della pioggia che mi rigano la faccia”
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TELEFONATE
Credo che la caratteristica fondamentale degli uomini sia quella di scomparire. E’ una abilità straordinaria che solo loro possiedono e credo pure che se la passino per tradizione orale. Non ho mai trovato infatti un documento scritto a risprova del fatto, ma la casistica mi da ragione. Avete mai provato a chiedere ad un maschio maggiorenne conseziente:- Quando ci rivediamo?- La sua risposta nella maggior parte dei casi sarà:- Ti chiamo io- E infatti lo fa i primi tempi della vostra relazione, insomma fin quando non gliela date atrofizzando quella parte del vostro cervello che continua a ripetervi:- Che cazzo fai? Lo sai che dopo se ne va….- Niente da fare: la bestia vi ha talmente intenerito che non potete credere che vi abbandonerà al prossimo autogrill Pavesi. A quel punto, dopo aver tempestato le amiche di chiamate disperate, litigato con vostra madre che non puo’ capire perchè lei non sa cosa si prova, mandato a puttane il rapporto col vostro datore di lavoro, cominciate a studiare una strategia. La prima domanda è: ” quando tempo deve passare perchè io possa dire che è scomparso?” E’ chiaro che un giorno è poco, non sufficiente per allarmare la vostra sensibilità, 5 giorni iniziano a preoccuparvi ma siete ancora in estasi per la pseudo scopata che vi ha dato e riuscite ancora a sopportare l’attesa. Passa una settimana. Niente. Ok. Mi preoccupo. Il mio amor proprio inizia a sentirsi ferito.Ma come io l’ho data al bastardo e lui manco una chiamata? Lo sapevo, lo sapevo che non dovevo farlo…. anche mia nonna me lo ha sempre detto e io che non ci credevo e ci ricasco tutte le volte… Ma forse ha avuto da fare… impegni…. Forse il lavoro…. provo a telefonare io fingendo di aver sbagliato numero, di aver letto la riga sbagliata, di aver schiacciato l’invio con troppa fretta perchè “sai dovevo parlare con Carlo per un lavoro urgente e beh tu sei sotto Carlo nella rubrica del mio cellulare….” Si ecco faccio così… Suona… -Si?- – Omiodio devo aver schiacciato il tasto sbagliato, sai dovevo chiamare Carlo per un lavoro urgente e tu sei….- – Non importa, capita, ciao- Uhmm e adesso? Nonimportacapitaciao.Ma è quello tutto quello che deve dirmi? HA sentito la mia voce e tutto quello che mi dice è : Nonimportacapitaciao. Gli ho anche dato modo di essere geloso e lui che fa? mi dice Nonimportacapitaciao. Calma. No non sto calma. Spero che gli prenda uno dei suoi attacchi di allergia al polline o meglio ancora spero che entri un gatto nella sua camera e si strofini sul suo letto così domattina avra’ gli occhi talmente gonfi e lacrimosi da non riuscire ad aprirli e quando scenderà dal letto a occhi chiusi spero inciampi nella pedana e nel tentativo di frenare la caduta si sloghi il polso destro così neanche più le seghe riuscirà a farsi! Ma io non lo chiamo, no, non lo chiamo, piuttosto che chiamarlo mi mangio il polpastrelli delle unghie……. 33368 …. no ho detto no! 33…. ecco… non è che lo voglio chiamare, ma sono le dita che compongono il numero da sole…. oddio non riesco a fermarle… 333682…. Ciao, mi manchi……