LUSSURIA

b0c994a7f88277d81f803d9dbb828bd9.jpg

I SETTE VIZI CAPITALI – LUSSURIA –

Mi benedica Padre, perché ho peccato.

Ma, anche ora, vorrei che lui fosse qui per strusciare il mio corpo al suo, in piedi, in fretta, arrivare con la bocca tra il collo e la scapola per lasciargli un succhiotto doloroso che non scompaia per almeno 8 giorni da costringerlo a portare un dolcevita anche con 32 gradi all’ombra mentre va in ufficio e poi lasciare che le mie mani arrivino a sentire il rigonfiamento sotto la patta dei suoi pantaloni e abbassargli la cerniera tirandoglielo fuori per menarglielo mentre lui sta afferrandomi il culo con le mani ad artiglio e impasta la mia pelle che si liscia per diventare anserina quando mi tocca il clitoride con il dito medio e io apro la bocca e la figa dal piacere e mi piego e mi inginocchio per prenderglielo in bocca tutto per poi ricominciare e slinguargli la cappella piano, fino a sentirlo ansimare e solo allora leccargli le palle una ad una e prenderle tra le labbra succhiandogliele per poi sentirlo grugnire quando glielo lo aspiro mentre con le mani mi accarezza i capelli e mi da il moto da tenere, quel moto che inizia lentamente per farmi aprire dolcemente tutti i muscoli facciali per poter accoglierlo tutto, fino in fondo come un grosso dito che ti ficchi in gola per vomitare. Lo voglio tutto, senza saziarmi. E mentre le sue mani rincorrono i miei capezzoli talmente duri da dolorarmi appena li strizza, accellerare il ritmo carezzandogli le coscie fino ad arrivare alle sue chiappe tese dal piacere e aprirgliele per sfiorare il suo buco irrigidito dalla sorpresa di sentirsi esplorato. Vorrei che in quel momento uscissero dalla sua bocca tutte le porcherie, le frasi sconcie, le volgarità che non è mai riuscito a dirmi per pudore o per la paura di offendermi e che se ne liberasse in un orgasmo che mi riempie la bocca e le orecchie del suo sperma e del suo amore.
Lo so che ho peccato Padre e che con il solo pensiero continuo a peccare ma a fatica trattengo le mie dita che vorrebbero dar quiete al mio corpo eccitato frugandolo in una masturbazione liberatoria che mi renda il piacere che gli ho provocato e, prima che sia troppo tardi, mi benedica e mi assolva Padre perché ho peccato.

Padre….. Padre mi risponda….. Padre mi sente?…… Padre….. Padre…… Padre, sento un rantolo…. Omiodio Padre….. PADREEE… Pronto? Venite subito alla chiesa dei francescani…. non so, è cianotico… forse il cuore… Ma che dice? Io mi stavo solo confessando….

Eh no cazzo,NO, NOOO, ti prego!
Cazzo, almeno poteva assolvermi prima. E adesso?
Ehi, non c’è un sostituto che mi dia la penitenza, mi benedica e mi assolva?

GOLA

80df3d569ec2914d00ea348536fe878f.jpg

I SETTE PECCATI CAPITALI – GOLA –

Mi benedica Padre perché ho peccato.

Sono una viziosa. Nei miei occhi è instillato il seme del vizio, sulle mie labbra il segno della perdizione, nelle mie mani il piacere del toccare, nelle mie orecchie il suono della cattiveria, il mio naso si allunga in modo imbarazzante. Ma è la mia gola il vero pozzo del vizio. E’ da li’ che transitano in modo disordinato i veri piaceri: se a lei risulta difficile lottare contro il demonio per me è quasi imbarazzante osteggiare i desideri che aumentano la salivazione nella mia bocca.
E’ cominciato col salame all’aglio, è proseguito con la besciamella profusa senza risparmio su un piatto di lasagne al forno che galleggiavano nel ragout fatto col burro, è continuato con quella fetta di zampone che trasudava grasso e trigliceridi, si è esaltato con il dolce al mascarpone e savoiardi per poi trionfare nella panna montata con cioccolato caldo che scendeva dal pentolino messo a bagnomaria tempestata di chicchi di melagrana. Solo quando gli ho leccato le dita ho capito che la mia voracità aveva altri appetiti. E’ stato facile per i miei denti tranciare le ossa metacarpali ed arrivare alla falange del suo indice per gustare la sapidità dei suoi polpastrelli. Altrettanto semplice è stato cavargli gli occhi: erano gommosi ma con un buon bicchiere di rosso non mi sono neanche accorta di averli deglutiti. Il taglio verticale che gli ho praticato con la stessa perizia di un microchirurgo, ha squarciato un costato pronto a offrirmi un cuore vivo pulsante, irresistibile. Era amaro, ma l’ho bagnato con l’aceto balsamico prima di addentarlo felice. Finalmente potevo mangiarlo, digerirlo e cagarlo. L’ho fatto, avendo cura di tenere le ossa più sottili come stuzzicadenti.
Il pisello l’ho dato al cane del vicino che dopo averlo annusato ha ribaltato la ciotola.

Lo so Padre che ci sono bimbi che muoiono di fame e mi rendo conto del peccato commesso ed è per questo che le chiedo
di benedirmi Padre, perché ho peccato.