GOLA

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I SETTE PECCATI CAPITALI – GOLA –

Mi benedica Padre perché ho peccato.

Sono una viziosa. Nei miei occhi è instillato il seme del vizio, sulle mie labbra il segno della perdizione, nelle mie mani il piacere del toccare, nelle mie orecchie il suono della cattiveria, il mio naso si allunga in modo imbarazzante. Ma è la mia gola il vero pozzo del vizio. E’ da li’ che transitano in modo disordinato i veri piaceri: se a lei risulta difficile lottare contro il demonio per me è quasi imbarazzante osteggiare i desideri che aumentano la salivazione nella mia bocca.
E’ cominciato col salame all’aglio, è proseguito con la besciamella profusa senza risparmio su un piatto di lasagne al forno che galleggiavano nel ragout fatto col burro, è continuato con quella fetta di zampone che trasudava grasso e trigliceridi, si è esaltato con il dolce al mascarpone e savoiardi per poi trionfare nella panna montata con cioccolato caldo che scendeva dal pentolino messo a bagnomaria tempestata di chicchi di melagrana. Solo quando gli ho leccato le dita ho capito che la mia voracità aveva altri appetiti. E’ stato facile per i miei denti tranciare le ossa metacarpali ed arrivare alla falange del suo indice per gustare la sapidità dei suoi polpastrelli. Altrettanto semplice è stato cavargli gli occhi: erano gommosi ma con un buon bicchiere di rosso non mi sono neanche accorta di averli deglutiti. Il taglio verticale che gli ho praticato con la stessa perizia di un microchirurgo, ha squarciato un costato pronto a offrirmi un cuore vivo pulsante, irresistibile. Era amaro, ma l’ho bagnato con l’aceto balsamico prima di addentarlo felice. Finalmente potevo mangiarlo, digerirlo e cagarlo. L’ho fatto, avendo cura di tenere le ossa più sottili come stuzzicadenti.
Il pisello l’ho dato al cane del vicino che dopo averlo annusato ha ribaltato la ciotola.

Lo so Padre che ci sono bimbi che muoiono di fame e mi rendo conto del peccato commesso ed è per questo che le chiedo
di benedirmi Padre, perché ho peccato.