PETTINOUSE

 

 

 

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Se la piantassi di guardarmi con quegli occhi da cocker e te ne andassi a riparare il copertone della bicicletta di certo ci guadagneresti sia tu che io che potrei continuare a fare la tinta alla signora Carlotto. Che mica se ne trovano tante di clienti in questo periodo e quelle che entrano in negozio me le devo tenere care. E lascia li’ il caffè, lo bevo dopo. Si, lo bevo freddo, altri problemi?

Mi scusi sa. No, non è il mio fidanzato, è sposatissimo, due figli, gestisce quel negozio all’angolo, quello che ripara le gomme delle bici. Si, proprio lui. Ogni tanto gliela do’, ma mica gratis, per soldi, sia ben chiaro. Anzi gliela davo, perché adesso siamo in rotta. Non mi faccio più scopare. Perché? Ma perché lui ha smesso di pagarmi. Dice che si è innamorato. Dice. E allora? Se sei innamorato paga, anzi pagami ancora di più e non solo quella miseria di 400 euro al mese che mi davi. Beh sa cosa mi ha detto? “ Sei una puttana da farti pagare?” Secondo lui sono solo le troie a farsi pagare. Se così fosse metà delle mie clienti potrebbero essere incluse nella categoria. Lei esclusa si intende. Sa in quanti mi hanno detto che mi amavano in 50 anni di vita? Una valanga, non sto neanche più a contarli. Poi scopri che hanno famiglia, che sono solo a caccia dei tuoi soldi, che si volevano solo fare una scopata, che se proprio devono mettersi con qualcuna seriamente, mica lo farebbero con te. Fanculo allora. Il gommista era da tempo che ci provava e mi sono detta “ Katia, perché no? E così lui si è messo a venire a casa mia, mi metteva a pecorina, mi scopava e se ne andava senza neppure pulirsi l’uccello, ma allungandomi i soldi. Per quello adesso se la vuole mi paga. Si mi paga anche se gli faccio un bocchino. Ma lo sa che ci vuole coraggio a prendere in bocca un cazzo che puzza di sperma ed officina? Se mi sento una puttana? Si, ma alla mia età è piacevole sa?

 

 

 

PUTTANA

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Mi hai chiamato puttana.
Mi hai tirato i capelli e buttata sul letto.
Mi hai preso il viso tra le tue mani grandi e il tuo viso si è avvicinato troppo al mio per permettermi di sbagliare la mira. Lo sputo ti ha investito in piena faccia ma non hai lasciato la presa, non ti sei pulito il volto.La mia saliva scendeva dalla tua guancia destra incanalandosi nella ruga che hai al lato della bocca. Non avevano più importanza le tue fughe, le tue assense, il continuo mendicare a cui mi costringi. Hai incollato le tue labbra alle mie, sentivo i tuoi denti e la tua lingua che mi entrava in gola soffocandomi mentre mi strizzavi i capezzoli con le dita. Hai iniziato a mordermi. Non avevi tempo di togliermi le mutande e ti è bastato spostarle per riuscire a entrare nella mia figa. Ho sentito la carne allargarsi, faceva male, non ero pronta, ero spaventata ma ti volevo. Volevo che mi scopassi, che usassi il mio corpo per sfogare il dolore che ti avevo provocato. Mi piaceva che tu mi considerassi un buco in cui entrare ed uscire senza interessarti se e quanto io provassi piacere. Doveva esistere solo il tuo orgasmo, la tua “petit mort”, il tuo svuotarti per riempirmi del tuo sperma. Sei venuto con un lamento triste e io non ho avuto il coraggio di toccarti ma avrei voluto che rimanessi dentro di me fino a sentire di nuovo il tuo cazzo gonfiarsi e premere alle pareti del mio sesso, invece te lo sei pulito nel lenzuolo, hai chiuso la lampo e hai detto:- Sei solo una puttana –

Hai imparato ad accettare i miei silenzi ma dentro di te rimane la paura dei miei pensieri.