PUTTANA

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Mi hai chiamato puttana.
Mi hai tirato i capelli e buttata sul letto.
Mi hai preso il viso tra le tue mani grandi e il tuo viso si è avvicinato troppo al mio per permettermi di sbagliare la mira. Lo sputo ti ha investito in piena faccia ma non hai lasciato la presa, non ti sei pulito il volto.La mia saliva scendeva dalla tua guancia destra incanalandosi nella ruga che hai al lato della bocca. Non avevano più importanza le tue fughe, le tue assense, il continuo mendicare a cui mi costringi. Hai incollato le tue labbra alle mie, sentivo i tuoi denti e la tua lingua che mi entrava in gola soffocandomi mentre mi strizzavi i capezzoli con le dita. Hai iniziato a mordermi. Non avevi tempo di togliermi le mutande e ti è bastato spostarle per riuscire a entrare nella mia figa. Ho sentito la carne allargarsi, faceva male, non ero pronta, ero spaventata ma ti volevo. Volevo che mi scopassi, che usassi il mio corpo per sfogare il dolore che ti avevo provocato. Mi piaceva che tu mi considerassi un buco in cui entrare ed uscire senza interessarti se e quanto io provassi piacere. Doveva esistere solo il tuo orgasmo, la tua “petit mort”, il tuo svuotarti per riempirmi del tuo sperma. Sei venuto con un lamento triste e io non ho avuto il coraggio di toccarti ma avrei voluto che rimanessi dentro di me fino a sentire di nuovo il tuo cazzo gonfiarsi e premere alle pareti del mio sesso, invece te lo sei pulito nel lenzuolo, hai chiuso la lampo e hai detto:- Sei solo una puttana –

Hai imparato ad accettare i miei silenzi ma dentro di te rimane la paura dei miei pensieri.

NONNA

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Ma dove cazzo sta scritto che le nonne sono buone?
Mia nonna era la donna più cattiva che abbia mai incontrato. I suoi capelli imbiancarono sui trent’anni e inizio’ allora a tingerseli di un “nero corvo che racchia” che le indurirono ancora più il volto.
In una delle foto che teneva sul comò era immortalato il giorno delle sue nozze: il vestito grigio a pois non era niente in confronto al cappellino con piuma che aveva adagiato sui capelli.
Io adoravo mangiare i baci al cioccolato, quelli che strappi dagli espositori cilindrici con dentro in biglietto che ti dice subito se hai vinto un altro bacio: non me ne hai mai fatto tirare uno che fosse uno. Anche adesso, quando li vedo nei bar, non resisto alla tentazione di strapparli dall’asta, ma mi appare mia nonna e le mani si bloccano.
Non ha mai pianto in vita sua.
Ne’ quando le morì il marito, ne’ quando le morì il figlio, ne’ quando si grattugiò le dita con la grattugia elettrica.
Erano sempre migliori gli altri.
Sai, tuo cugino suona il pianoforte, è così bravo… lui si che fara’ strada, non come te che perdi tempo con 6 corde tese su una chitarra. “ Nonna io ho finito il liceo”. Tua cugina poi, vedessi come è stata brava alla recita parrocchiale, ha letto la poesia – Mamma – e non si è mai sbagliata “Nonna io mi sono iscritta all’università” e non parliamo poi di sua sorella che tutte le domeniche insegna catechismo in parrocchia “Nonna io parto per l’Albania e porto aiuti umanitari”e hai sentito di quel mezzo parente che fa il cameriere e tutti dicono che è così bravo nel servire le pizze, una volta o l’altra mi ci dovete portare che gli lascio una bella mancia “Nonna io mi sono laureata” e della Clara?Ma lo sai che la Clara ha aperto una edicola e vende tanti libri, lei si che sa tante cose “ Nonna mi sono tornata ad iscrivere ad un’altra università” ma già tu pensi solo a pigiare dei tasti, è tutto quello che sai fare.
Nonna, adesso posso dirtelo: quello che suonava il piano forte è stato licenziato dall’orchestra, quella che recitava sforna figli e ha sposato un dislessico con difficoltà sintattiche e il cameriere adesso fa l’idraulico: passato tout court dalle cucine ai cessi. Infine la Clara è fuggita con un operatore ecologico abituato al riclico.
Io continuo a pigiare su dei tasti ma so cosa significa piangere, ridere e ballare il tango.