BIVIO

37119e9d99e40c0fa2607f157a7b1807.jpgC’è solo un vetro che ci separa. Il vetro di un autobus.

E’ la mia protezione da te da quando sei mesi fa ti sorrisi. Educazione, gentilezza, pietà.

Non so esattamente cosa fece scattare le mie labbra. Ma non era disprezzo e neppure derisione. Forse i tuoi pantaloni troppo larghi o le tue infradito sotto la pioggia. La consapevolezza che l’unico punto che potevamo avere in comune era l’età. E così era diventato un appuntamento mattutino. Sapevo che alla fermata di via Santo Stefano ti avrei visto seduto sul marciapiede, avresti alzato il viso verso il mio finestrino e senza muovere un muscolo avresti girato la faccia dall’altra parte.

Ma quella mattina non incrociai solo il tuo sguardo. Tirasti fuori la lingua ed iniziasti a muoverla imitando un cunnilingus.  Non ho staccato gli occhi e tu non hai smesso rimuovere la lingua fin quando il bus non è ripartito. Solo allora sei scoppiato in una risata. Grassa, volgare.

Vedi, l’abito che porto non mi permette di esprimere le emozioni che provo soprattutto se sono contrarie alla morale comune. Ma io ti ho odiato e l’indulgenza, il cercare di capire le tue miserie sono crollate come un muro lesionato da un terremoto ed è rimasto il vuoto.

Per questo continuo a guardarti ogni mattina.

Ogni mattina fino a questa mattina. Perché stasera la baracca in cui dormi prenderà fuoco così come il resto del campo nomadi dove vivi. Ci saranno urla, pianti, morti e un fuggi fuggi generale tra il fumo acre, ma tu rimarrai legato alla tua branda e brucerai con lei.

Sono una suora e devo perdonare.

Ma sono anche una donna.

La tua lingua ha finito di roteare nella mia testa trascinandomi in peccato. Il castigo sarà mio.

Le fiamme puliscono, purificano, santificano.

Siane lieto.