CONVINZIONI

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Entrai e pensai “ Ladri” Non poteva esere diversamente. Erano passati i ladri. I cassetti aperti, i cuscini del divano squarciati, le ante del mobile del soggiorno aperte. In cucina tutti i barattoli senza coperchio, lo zucchero rovesciato, la pasta sparsa in terra e il cassetto delle posate rovesciato sul piano cottura.

Chiamai il 113 ancora immobile sull’uscio, poi facendomi coraggio e scavalcando un tappeto fatto di vestiti, soprabiti, maglioni, tovaglioli, mutande, collant, scarpe spaiate mi diressi verso la camera da letto sussurrando “Mamma… mamma…”

La trovai inginocchiata davanti al comò diventato altare: tre lumini accesi nella parte destra, tre nella parte sinistra. La foto di mio padre, l’immagine della Beata Vergine del Carmelo e quella del  Cuore trafitto di Gesù . In seconda fila, la foto di mio zio morto, di mia cugina morta, di mia nonna da parte di padre morta, la sua vicina di casa morta e il santino della moglie dell’assessore, amico suo, morta. In terza fila la foto mia e quella di mia sorella.

Non si girò neppure quando mi ordinò di inginocchiarmi e di pregare.

Eseguii senza fiatare e solo quando le ginocchia iniziarono a dolermi, tra un Pater e un’Ave e un Gloria le bisbigliai: “Perché?”

“ Ci vuole un perché per pregare? “

“No ma sarebbe opportuno”

Solo allora si girò verso di me e con gli occhi pieni di lacrime  mi confidò che aveva perso la protesi e che l’Osea le aveva detto che “se perdi qualcosa devi dire tre Padre nostro per ritrovarla”. Lei l’aveva fatto solo dopo aver messo a soqquadro la casa.

Aveva funzionato e ora doveva pentirsi per non aver creduto subito.

Io invece mi chiesi cosa avrei detto alla polizia che ci guardava imbarazzata.

BIVIO

37119e9d99e40c0fa2607f157a7b1807.jpgC’è solo un vetro che ci separa. Il vetro di un autobus.

E’ la mia protezione da te da quando sei mesi fa ti sorrisi. Educazione, gentilezza, pietà.

Non so esattamente cosa fece scattare le mie labbra. Ma non era disprezzo e neppure derisione. Forse i tuoi pantaloni troppo larghi o le tue infradito sotto la pioggia. La consapevolezza che l’unico punto che potevamo avere in comune era l’età. E così era diventato un appuntamento mattutino. Sapevo che alla fermata di via Santo Stefano ti avrei visto seduto sul marciapiede, avresti alzato il viso verso il mio finestrino e senza muovere un muscolo avresti girato la faccia dall’altra parte.

Ma quella mattina non incrociai solo il tuo sguardo. Tirasti fuori la lingua ed iniziasti a muoverla imitando un cunnilingus.  Non ho staccato gli occhi e tu non hai smesso rimuovere la lingua fin quando il bus non è ripartito. Solo allora sei scoppiato in una risata. Grassa, volgare.

Vedi, l’abito che porto non mi permette di esprimere le emozioni che provo soprattutto se sono contrarie alla morale comune. Ma io ti ho odiato e l’indulgenza, il cercare di capire le tue miserie sono crollate come un muro lesionato da un terremoto ed è rimasto il vuoto.

Per questo continuo a guardarti ogni mattina.

Ogni mattina fino a questa mattina. Perché stasera la baracca in cui dormi prenderà fuoco così come il resto del campo nomadi dove vivi. Ci saranno urla, pianti, morti e un fuggi fuggi generale tra il fumo acre, ma tu rimarrai legato alla tua branda e brucerai con lei.

Sono una suora e devo perdonare.

Ma sono anche una donna.

La tua lingua ha finito di roteare nella mia testa trascinandomi in peccato. Il castigo sarà mio.

Le fiamme puliscono, purificano, santificano.

Siane lieto.

ORDINE

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I SETTE SACRAMENTI

ORDINE

Anni e anni di finzione, anni e anni in cui sono entrata nella porta sbagliata dei bagni pubblici, anni e anni in cui non ho negato la mia femminilità tagliandomi i capelli, usando deodoranti da uomo e lavandomi poco, anni e anni di ingestione di testosterone per mettere a tacere quelle voci insistenti, anni e anni di calzoni la cui gamma di colore andava dal nero al grigio topo con una sola eccentricità quando ne acquistai un paio marrone scurissimo, anni e anni di fasciature al seno maglioni larghi e spalle incurvate per non far vedere, per nascondere ciò che la natura mi aveva inflitto, anni e anni di studio per eccellere, perché nessuno indagasse più di tanto su quel tono di voce così poco maschile che pur mi era costato ore e soldi spesi da un bravo logopedista che non riusciva a capire perché volessi cambiare la mia voce dolce e suadente facendola diventare rasposa e scorbutica, anni e anni a cancellare un passato con falsi documenti, false fotografie, falsi paesi di origine, false parentele che ho dovuto estinguere.
Ma ce l’ho fatta.
Domattina mi imporranno le mani e sarò finalmente un tuo ministro. Mi affideranno una parrocchia e potrò celebrare la messa, ascoltare confessioni, aspargere col turibolo, comunicare, organizzare sagre e celebrare matrimoni. Sì, domani lo potrò fare. Stasera, qui, stesa a terra con le braccia allargate mi gusto la mia vittoria sola, sola con te che mi hai aiutato in questa finzione durata anni, perché senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta, da sola non ne avrei avuto la forza. Me lo dicesti quella sera in quel sognobambino e non l’ho mai dimenticato: “ La Chiesa ha ordinato sacerdote Maria, la madre del Cristo, ma in ogni donna c’è una Maria da ordinare” e io ti risposi “ Sarò come Maria” E i giuramenti che si fanno da piccoli nessuno deve provare ad infrangerli.
Da domani puoi chiamarmi Don Giovanni e ti giro che in me non ci sarà niente del Casanova e non mi vedrai mai lasciare l’abito talare per amore di una donna.
Di quello puoi stare sicuro.

PRETI

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Ho conosciuto un prete che alla frase evangelica :
Beati i costruttori di pace
era finito il toner dopo la parola costruttori.
Ho conosciuto un prete che al suo matrimonio distribuiva santini con frasi di film e che credeva di essere nel giusto.
Ho conosciuto un prete che chiudeva le finestre mentre gli parlavo perché aveva paura di guardarmi in faccia.
Ho conosciuto un prete che aveva visto il Diavolo e il Diavolo lo aveva bastonato.
Ho conosciuto un prete a cui il suo avvocato consigliò di farsi processare in contumacia: aveva in volto le stigmate della perversione.
Ho conosciuto un prete che in canonica aveva solo un cucchiaio e viveva nella stessa dignitosa povertà da anni, ma la sua bocca era sempre aperta al sorriso.
Ho conosciuto un prete che della canonica aveva fatto una succursale dell’Ulivo.
Ho conosciuto un prete che si faceva lavare i capelli solo da mia madre nel lavandino di casa ed era vecchio, stanco, solo.
Ho conosciuto un prete che mi mandava a cagare e si metteva a ridere.
Ho conosciuto un prete che aveva il volto di Dio ed è per preti come lui che ho mantenuto la fede