TIA

 

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Erano i suoi occhi appesi o la sua bocca immobile?

A volte mi confondo.

Io vorrei crederle quando mi dice che l’altro non c’è. Ma io sono sicura di averlo partorito. Li ho portati dentro alla pancia, li ho sentiti urlare quando me li hanno strappati. Ne ho perduto uno. Ma non è colpa mia. Me l’hanno sottratto con l’inganno. Devono essere stati gli zingari. Gli zingari rubano i bambini. Mia nonna me lo ripeteva fino a ossessionarmi “ Attenta agli zingari “.Perché nessuno mi crede e continuano a riempirmi di pastiglie? Stupidi medici.Dovete ritrovare l’altro non riempirmi di pillole che mi calpestano il dolore. Tanto non se ne va. Resta sopito pronto ad aggredirmi appena chiudete la porta.  Questa volta non ve lo dico che stanotte ho sentito di nuovo quella voce chiamarmi. Ho imparato. Taccio e fingo. E tutti sono pieni di premure. Mi osservano ma non è questo che mi infastidisce. E’ il loro sorriso. Così pietoso, comprensivo, ipocrita. A volte sorrido anche io ed è un passaparola “ha sorriso, ha sorriso”. Magari è solo, al buio.

Avrà freddo il mio bambino. E questi mi portano l’altro da allattare. Non ho tette per lui. Non sono neppure sicura che questa creatura sia mia. Non ha il mio odore, non ha nessun odore. E’ rigida e se le alzo il braccino mi resta in mano. Zitta e chiudi gli occhi. L’infermiera. Ha l’odore del mio bambino. Era semplice capirlo. Non sarà difficile. Come estrarle un dente.