FILOSOFI

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La prima volta gli telefonai perché in casa i termosifoni non si scaldavano e l’acqua scendeva gelata dal rubinetto.Lasciai correttamente il messaggio sulla segreteria telefonica con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e motivo della chiamata. Verso le nove di sera squillò il mio telefono.
Era lui, l’uomo della caldaia.
Mi domandò specifiche sul problema e dopo la mia esauriente spiegazione iniziò a parlarmi del senso della vita, della precarietà dei rapporti sociali, della sofferenza che si provoca involontariamente negli altri e dell’incapacità di ascoltarci dentro, concludendo con un appuntamento per il giorno dopo sempre che la notte fosse passata senza lasciargli il tormento dell’esistenza. Fu col terrore nel cuore e conscia della mia impreparazione filosofica che gli aprii la porta la mattina dopo. Fu una vera lezione accademica: nel quarto d’ora di pausa mi aggiustò la caldaia e lo pagai, i restanti tre quarti d’ora ebbi una conferenza sul perché delle cose del mondo.

Ricordo di aver preso appunti mentali, ma prego Dio tutte le sere di far funzionare la caldaia: ho il terrore che, quando tornerà, perché tornerà, perché tornano sempre, mi interroghi e mi trovi impreparata.