PRAGA Ho i capelli raccolti, trattenuti dalla matita che porti sempre nella giacca, si, perché tu non usi penne o, peggio, stilografiche, tu usi matite Faber Castell 2B, tratto deciso. Ma non mi sono innamorata di te per questo, questo è solo un particolare che ha certo la sua importanza ma non è mai stato determinante. Decisiva è stata invece la tua voce quando mi hai fermato sul Ponte chiedendomi di ritrarmi. Non ero stupita della richiesta ero stupita che mi fosse stata fatta in italiano. Non ho un’aria italiana, non vesto da italiana. E’ un’altra delle cose che non ti ho mai chiesto. Ma non si chiede mai quando si ha paura della risposta. Si lascia scorrere come il corteo che va verso lo stadio per la finale dell’Eurolega e fa chiasso come la Moldava che inizio ad odiare e che mi riempie gli occhi di acqua mentre esci dal bagno con l’asciugamano stretto sui fianchi. Cosa ci faccio in questo albergo, in questa città che ha perso la sua magia perché tu gliel’hai rubata per regalarmela in una notte dentro una Lanterna Magica? Aspetto il tuo tempo. Sei il mio Golem che ti accetti o no. Ma sei di argilla che mi piaccia o no. Appoggiata al davanzale della finestra, con la tua camicia addosso a coprire l’essenziale, ti do le spalle ma sento che mi stai guardando. nato da una incrocio di esperienze con haikumeccanico |