QUAQUARAQUA’

BOTERO DONNA CON OMETTO

Ma cosa ti credi tu?
Che me ne stia appollaiata sul trespolo aspettando di impiccarmi con la catenella che mi tiene la zampina?
No, caro, ti sbagli, eccome se ti sbagli. Te lo faccio vedere io chi sono. Intanto mi sono iscritta ad un corso di fotografia e con tutto il gruppo me ne vado nei fine settimana in mezzo alle valli, tra zanzare e tafani, a cercare la luce giusta per immortalare il cavaliere d’Italia e non è detto che non mi iscriva anche alla palestra di via Cairoli, quella frequentata dalle strafighe che piacciono a te, quelle che si mettono la tutina aderente per mostrare gli addominali a lattina da birra e hanno le unghie finte perché sono talmente insicure che se le rosicchiano ancora nonostante abbiamo superato da tempo l’età dell’innocenza e dei rossori. Non credere che adesso mi rintani in casa piangendo tutte le lacrime che mi sono rimaste nel canale oculare che tu neanche ti immagini che riserve ho e in tutti i modi non ho nessuna voglia di piangerle per te, piuttosto le verso per il silicone deformato sulle labbra di Nina Moric o per la storia d’amore finita tra la Arcuri e Montano. Non certo per la nostra che poi non era neanche una storia d’amore. Già, come la vogliamo chiamare la nostra? Una scopata e via? No, perché neanche sapevi scopare. Se nessuna te lo ha mai detto, sappi che fare su e giù sette volte, emettendo grugniti, non vuol dire scopare. Non vuol dire scopare entrare in camera da letto, piegare i pantaloni mettendoli nell’ometto, appendere la camicia alla croce perché non si stropicci, sfilarsi le mutande appoggiandole alla sedia mostrando l’attrezzo in tutta la sua morbidezza, tenendosi la maglietta e i calzini ” che poi prendo freddo”. Mi sono stancata di fingere orgasmi che non ho mai provato, esaltare prestazioni che persino un adolescente inesperto condurrebbe con maggiori risultati, mi sono rotta i coglioni di aspettare le tue telefonate che non arrivano, i tuoi sms aridi ma forbiti, il tuo pontificare su tutti e su tutto. Mi sento solo un po’ stupida per essermi innamorata di te ma avevo bisogno di amare e te l’ho dimostrato portandoti a lasciarmi. In realtà non avrei retto la fine del tuo caffè mentre mi dicevi ” Finiamola qua”. Se mi sono trattenuta è perchè me lo sono imposta: dovevo guardare l’ultima volta quella faccia da culo quando crede di dire cose fondamentali per l’umanità.