SMEMBRAMENTO

248e5a9d577906b24dc6d8a4f99c2c3e.jpg

Hai sbattuto la porta.
Erano le 10,27.
Si fissano sempre dei particolari inutili quando il dolore è insopportabile. Ricordo quando morì tuo padre: continuavo a guardare la macchia di caffè sul camice del dottore e avrei voluto dirglielo che quella macchia toglieva importanza alle sue parole ma come sempre ho taciuto.
Le parole vengono dette sempre troppo presto e troppo in fretta. Si sputano sulla faccia di chi ci chiede amore e non riusciamo a rimangiarcele. Così ho imparato a tacere.
Da quando sei partita ho continuato a fare la mia vita.
Le galline non ne hanno sofferto e hanno continuato a mangiare. L’orto doveva essere pulito dalle erbacce e i pidocchi delle rose dovevano scomparire.
Da allora mi sono chiesta mille volte se avrei potuto trattenerti, se generarti dei sensi di colpa sarebbe servito. No, non sarebbe servito. Tu non hai mai ascoltato altro che il tuo cuore. E il cuore, bimba mia, sbaglia.
I vicini hanno smesso da tempo di chiedermi di te. Per pudore, per rispetto, per non farmi male. Solo la Neide, la ricordi vero la Neide,  mi chiede ostinatamente, ogni volta che passa davanti a casa nostra: “Notizie? Novità?” Io scuoto la testa, lei abbassa lo sguardo e sussurra “Torna, vedrai che torna” e mi lascia un santino di sant’Agnese.
Cinque anni fa la signora Candini mi disse che sua figlia ti aveva incontrata e che eri sciupata ma continuavi ad avere l’orgoglio negli occhi. “ Lo stesso di suo padre” ho pensato e sono stata felice.
Non so se hai trovato quello che cercavi, non so se sei felice, non so se qualche sera senti il profumo del vento da sud e ti ricordi.

MUSSULMANA

31d18e83f7ca91baa1483a42cde04c0f.jpg
Perché l’amore mica lo metti su dei binari. Va dove vuole, cerca occhi, mani, respiri.  Così sei arrivato.

 

Nel tuo paese eri un professore, insegnavi il corano in una madrasa ma non ti bastava. Il gruppo ti ha finanziato il viaggio e sei sbarcato sulla mia spiaggia.

 

Figlia di pescatori, allevata per trovarmi un marito e diventare sposa passavo le giornate disegnando figure sulla spiaggia fino al giorno in cui hai preso il bastone dalle mie mani e hai tracciato quei segni حافظ , حديث, حافظ  intrecciando le tue ciglia alle mie.

Ho indossato il velo, ti ho dato cinque figli in cinque anni, non frequento più la mia famiglia che non ha approvato la mia scelta ma piango pochissime volte.

Adesso, vedi, non scendono lacrime mentre ti denuncio ad un’ispettrice di polizia che dopo aver controllato i miei lividi mi ha abbracciato e passato un fazzoletto per togliermi il sangue dai capelli. Hai finito di battermi col bastone, di umiliarmi davanti ai miei figli e quell’amore che mi ha strozzato le urla in gola è finito quando i tuoi occhi sono diventati vetro.

Il velo l’ho tolto mentre correvo qui a denunciare te e i tuoi amici.

Non ho studiato, ma so distinguere il bene dal male.

Fareed, Raamiz, Samir, Basma, Nazaha sono al sicuro. Non voglio che i miei figli esplodano con l’asilo.

Loro non li imbottirai.

Nessun Dio lo permetterebbe.

Io non te lo permetto, brutto figlio di puttana.