PROPEDEUTICA

 

 

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La colpa è di mio padre che mi insegnò ad amare il giro d’Italia e la boxe. I pomeriggi noiosi dei compiti improvvisamente si animavano di colori, di strade affollate, di striscioni colorati che invadevano la sala accendendo la tv. E ancora adesso a primavera, quando parte il Giro, studio il percorso per valutare la fatica delle scalate e gli arrivi in velocità illudendomi che ci sia ancora qualcosa di pulito nella bicicletta Ma la passione vera, incomprensibile, imprevista per la boxe, beh quella non la capisco. La seguiva alla tv mentre per me era ora di dormire. Mi arrivava ogni tanto un “acsè”, un “così,” che si portava dietro la soddisfazione e l’orgoglio italiano. Ma ne parlava a tavola tra il disinteresse generale. Ma io ascoltavo. Lui, che conobbe Primo Carnera e le sue mani grandi rimanendo affascinato dai racconti del vecchio pugile, mi impartì i primi rudimenti della nobile arte, mi fece capire che quei colpetti che parevano carezze erano dolorosi come lo schiaffo della mamma quella volta che tornai a casa dalla fiera con le tasche piene di rotelle alla liquirizia, che si è bravi quando si colpisce ma un bravo incassatore vale 1000 picchiatori e che non ci si deve arrendere mai aspettando pazienti il suono della campana perché solo allora puoi abbassare la guardia e lasciare che ti asciughino il viso.