PARAGUAS

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Esco dal portone del commercialista e so che il resto della giornata potrà solo peggiorare.

Mi incammino maledicendo le tasse e il ministro dell’economia, quando arriva improvvisa una goccia grossa come una palla da ping pong e si infila tra il collo e il colletto della camicia gelandomi la spina dorsale e l’umore. Un temporale di quelli senza preavviso fa cadere gocce d’acqua che rimbalzano a terra somigliando a cappelletti borbottanti dentro al brodo buono.

E io sono senza ombrello.

E sono appena stata dalla parrucchiera.

E non ci sono i portici per ripararmi e mi sto incazzando di brutto.

Ho deciso: mi compro un ombrello.

No, non voglio un ombrello di quelli giocattolo che ti vendono i senegalesi e che durano il tempo del temporale. Voglio un ombrello serio, elegante, grande, un ombrello che faccia dire: “ Ma guarda che ombrello!”

Coprendomi con la giacca arrivo fino al negozio in Canalgrande e con voce ferma e decisa comunico alla commessa che voglio un ombrello.

Me ne mostra alcuni molto sfiziosi, firmati, col manico in osso, in plastica, di legno, che scarto immediatamente fin quando non la vedo: la pastora. La pastora è più grande di un ombrello classico ma decisamente più piccolo di un ombrellone: sotto una pastora si sta comodamente in due con un cane ancorché piccolo. La pastora non ha fronzoli, è di stoffa idrorepellente con tecnologia superiore collaudata.

E’ la mia.

Pago.

Esco.

Non piove più.

Eccerto, adesso che ho la pastora, spiove.  Mi avvicino alla fermata del bus orgogliosa del mio acquisto ancora intonso, quando dal cielo una nuova scarica arriva quasi a voler testare la mia pastora. Sono pronta. Inizio a trafficare con l’apertura a scatto di tecnologia superiore collaudata ma non c’è niente da fare, la pastora non ne vuole sapere e si rifiuta di collaborare.

Non si apre.

Sono zuppa fino alle mutande quando finalmente il bus arriva.

L’autista non fa in tempo ad aprire le porte che io sono già salita e la pastora si è aperta ,colpendo con una stecca una vecchia pensionata ad un fianco, con un’altra  solleva la gonna ad una ragazza che si gira di scatto credendo di essere importunata e un’altra stecca finisce sotto l’ascella di un uomo che però riesce a bloccare la maledetta pastora impazzita giusto alla mia fermata.

Sono l’unica donna sudata quando fuori la temperatura non supera i sette gradi.

Ha smesso di piovere quando arrivo davanti alla porta di casa tenendo strette le stecche della pastora per non farla aprire quando mollo per un momento la presa per suonare il campanello.

E’ un attimo.

Mi apre la porta, la pastora si libera e lui: “ Echecazzo, sai che porta sfiga aprire l’ombrello in casa!”

 

 

PARAGUASultima modifica: 2008-06-11T14:40:00+02:00da notimetolose@v
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52 pensieri su “PARAGUAS

  1. Sì, può darsi. Ma quello scritto parla di mia madre. Le altre me sanno quando venir fuori, una ad una, distinte e nitide. Come sempre. Un bacino carissima.

  2. Non c’ è che dire..quando una giornata nasce sfigata..nemmeno la più avanzata delle tecnologie ti risolevvano rido _:))
    beh..che dirti io con gli ombrelli sono più fortunata..li dimentico semplicemte…ogni volta..ormai ho rinunciato..e per i capelli li ho ricci..ricci..peggio di cosi……
    un bacio e sei fantastica nei tuoi sprazzi quotidiani…ho immaginato la scena..e mi sono divertita..non è poco in questa mia giornata grigia..

  3. Notime, nessuna lotta. Anzi. Io e lei siamo così distinte che nessuno potrebbe confonderci, neanche noi stesse. (Non ora, ma lo sai che tornerò con calma a leggere questo post). Bacio .. doppio !

  4. Anch’io voglio un ombrello che mi ripari dai pensieri accumulati e ancora presenti.. ma mica il tuooooo!!! Un abbraccio “riparatore” che scaldi nonostante i gradi che portiamo dentro

  5. Parliamo di sfiga? Sono al mare e piove, stamattina un gatto nero mi ha attraversato la strada in un piccolo sentiero tra la spiaggia e la strada. Praticamente isolato. Non volevo tornare indietro, non passava nessuno che potesse precedermi nel cammino, allora ho percorso il sentiero camminando all’indietro (sempre di Napoli sono…)
    Dopo di che il resto della giornata è scivolato via, senza infamia e senza lode ( a parte il torcicollo e il frigo mezzo vuoto…) Ah, Noti, Noti, altro che Vermentino ci vorrebbe per tirarmi su il morale.

  6. Ecco uno dei motivi per cui io vado sempre in giro senza ombrello, l’altro è che lo dimentico dappertutto e quindi è come non averlo. Un abbraccio.

    P.s. sono parigini.

  7. Bè… Una l’ho già presa… questa sarebbe la seconda… 😀

    Bello il post… Io non uso mai gli ombrelli per scelta… 🙂

  8. Ho capito, la pastora è marcata UE magari made in Italy (per le stecche e tutto il resto) ma il meccanismo d’apertura è senz’altro cinese. Notte.

  9. Quando le giornate nascono storte difficilmente andranno meglio dopo..in quel caso ci si prepara una buona camomilla, si stringe il pugno e si aspetta che finiscano..

  10. Mmm… mmm… si ma se gioco e non escono li comincio a dare io i numeri! ahahaha!!!!! ciauzzzzzzzzzzzzzzz
    P.S. Il mio post è solo una strasposizione… tipo la smorfia… heeheh!! ;-))

  11. Nessun problema, per il futuro terrò conto anche della tua capacità di discernimento delle percezioni sonore in fondo nel post mi sono limitato ad ascoltare senza alcun coivolgimento soggettivo, esattamente come te, né prosaico né romantico.
    P.S. Comunque gli sciacquoni non hanno quel volume di suono in fase di ricaricamento dell’acqua.

  12. Ma io gliel’avrei fatto salire su per il culo la pastora ! Scusa eh ! (Mi pareva di sentirtela narrare questa storia, e ho riso fino alla fine.)

  13. vedi cosa succede per non aiutare i senegalesi, per considerare scadenti i loro prodotti? io consumo solo quelli, e devo dire che li consumo proprio perché durano esattamente per quello che costano: poco. ma almeno non vado in giro a disturbare la gente con un paraguas che si apre in continuazione, ecchecavolo. rido

  14. L’ombrello è un oggetto strano.Personalmente non mi piace,ne compro tanti ma non mi affeziono e li perdo.Sarà l’abitudine al sole che noi terroni abbiamo dentro(e a tratti anche fuori).
    artista1969

  15. siamo sempre il passato di qualcuno (e di qualcosa) ma anche il presente (o il futuro) di qualcun altro no? cristo, ti prego, non farmi fare sun on u, non è il mio ruolo.. (hihihi con tutto il rispetto, ma lui questo lo sa)

  16. Che devo fare??? Troppo complicato… giochiamoli e basta!!! heheheeh!!!
    Bè per non avere tempo da perdere… quante cose da fare!!! heheheeh!!!
    A prestoooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  17. Secondo te siamo noi a godere quando proviamo a metterglielo in quel posto al destino, o è lui che non attende altro ?

  18. probabilmente non ti aspettavi niente di più da quella giornata…
    però se guardi bene la cosa, hai scoperto che chi ti ha aperto la porta è…superstizioso 🙂
    ciao!!!

  19. Si un po’ di pioggia c’è stata però… Io sono un amante della pioggia! E’ per questo che non uso ombrelli! 😉
    Bè Milano è una città che mi piace (per ora :-D), e con tutto quello che offre credo che in un modo o nell’altro ne uscirò arricchito…

    La prima è in Architettura (Triennale)… 🙂

  20. Beh, con un’accoglienza tale, l’unica soluzione era richiudere l’ombrello, fissarlo bene, magari con fil di ferro……e…..usarlo a dovere!

  21. Io ho cinque ombrelli. Due, uno verde e uno rosso, diventano piccoli e posso portarli nella borsa. Quello rosso lo porto con me se il cielo è particolarmente grigio. Il verde lo dedico ai cieli indecisi. Poi c’è quello arancione, la pastora: manco a dirlo. Lo porto con me quando temo per la vita delle mie scarpe. Quello fucsia lo porto a scuola. Si distingue bene tra i neri e gli scozzesi. E poi c’è il pezzo forte: quello delle occasioni speciali. Su uno sfondo trasparente si stagliano boccioli di rose rigorosamente rossi: vuoi mettere?! Che ombrello! Grazie Noti. Ma che bello aver potuto parlare dei miei ombrelli! Un abbraccio @MA

  22. Noti? Uffa!!!
    P.S. Anni fa mi dicesti che avevi un gelsomino sul balcone al quale sei particolarmente affezionata vero? BEH, SAPPI CHE SPERO PROPRIO CHE ENTRO LA PROSSIMA FIORITURA TI DIVENTI GAY.

  23. Adesso capisco perchè porto il perizoma….si inzuppa meno delle mutande!!
    Ironia a parte ,quello che ti è accaduto è veramente comico (ovviamente per chi sta all’asciutto!)
    kiss

  24. Capire la scultura,o l’arte in generale,è una conquista che matura col tempo.Non ho mai creduto alla storia che l’arte è per tutti e che anche un chiodo è opera d’arte.C’è un ordine e delle regole che strutturano ogni opera.Più si capisce questo aspetto del linguaggio e più si gode nello spirito.Tu sei una artista e queste cose le sai.Ti basta applicarle nelle altre espressioni artistiche per poterti emozionare al cospetto di un quadro o una scultura.Un pò come faccio io quando leggo le tue parole infilate come perle.
    Buona domenica.
    artista1969

  25. sembra una storia di fantozzi. a canalgrande c’è un ombrellaro? sun on u (checchè ne dica h)

  26. Avevo lasciato un pensierino riguardo l’essere inzuppata fino alle mutande…non l’hai gradito? starò più attenta in futuro.
    bye a presto

  27. ma che pastora e pastora vogliamo mettere l’ombrello nero con il manico d’osso e due pon pon come fronzolo per richiuderlo??
    ahhh bei tempi.
    (ps io lo uso per davvero)

  28. ma se l’ombrello l’hai comperato al negozio in Canalgrande, il bus sei andata a prenderlo a Mestre? Io l’ombrello ce l’ho rosso, anch’io di tessuto idrorepellente, anche il mio costoso. Quando piove è l’unico momento in cui sembro un “tipo diverso”. Per via del bell’ombrello rosso. S’intende.

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