ABDICAZIONE

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Iniziò a passarmi davanti un anno fa. Lo ricordo bene perché aveva un profumo che mi ricordava qualcosa di perduto. La prima volta mise 50 centesini nel barattolo senza neppure guardarmi. Fu in una giornata piovosa di fine settembre che prese la mia mano tra le sue e mi lasciò 5 euro. Aveva gli occhi arrossati. Le chiesi se la potevo aiutare. Mi sorrise e scosse la testa. Già, come poteva aiutarla una barbona?  Mi resi conto che ero andata oltre, che non mi potevo permettere di darle confidenza perché una barbona non deve dare confidenza a nessuno, neanche a chi lascia mance, perché una barbona non si deve affezionare a nessuno se non vuole soffrire dopo.

Abitavamo nello stesso palazzo, lei nell’attico, io sul terzo gradino, il più vicino possibile al portone.

 

Conoscevo i suoi orari: usciva alle otto di mattina, rientrava alle 7 di sera.  Non frequentava molti uomini. C’era quello con land rover bordeoux, quello con la panda verde, quello biondo che arrivava con il taxi. Poi arrivò una donna, una sera, tardi, molto tardi perché ero già attaccata al portone e quella mi dovette scavalcare per entrare.Aveva le chiavi ma non era del palazzo. Sapeva di marcio e io lo conosco bene quell’odore. Sapeva di me.

 

Poi ci fu quell’urlo e la chiazza di sangue che si allargava sul marciapiede tingendole di rosso la camicia da notte.

 

Avvolsi il mio cartone e mi allontai dal palazzo. Non avrei sopportato le sirene, la polizia, i curiosi, le illazioni.

 

L’ abbandonai sul marciapiedi al freddo, l’abbandonai per la seconda volta.

 

Ci ho provato, giuro che ci ho provato a fare la madre, ma non è il mio mestiere.

ABDICAZIONEultima modifica: 2007-10-27T17:32:17+02:00da notimetolose@v
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89 pensieri su “ABDICAZIONE

  1. ciao not vado di fretta, passerò dopo a commentare il tuo post, grazie per la risposta ma i mie album fotografici occupano molto meno di un giga anche sul mio pc dove non sono compressi, comunque ti ringrazio domani provvederò a fare qualche controlo ciao buona serata ref..

  2. Un saluto di buona serata, anche buona nottata con un’ora di più di sonno. Sempre bello qui, sempre da riflettere. Ros

  3. Una volta ero io che, nei miei post, buttavo gli uomini giù dal terrazzo…Quello era comunque un gesto di ribellione, di forza, di reazione, benché malvagio.Dipingeva una realtà estrema, come quella di cui racconti tu.
    Oggi i miei post sanno un po’ più di naftalina e di confettura dolce-amara…Prima o poi dovrò darmi una scrollata.Buona domenica.

  4. Strana e inquietante questa storia.
    Ma sta nella tua specificità e nella tua imprevedibilità.
    L’ho riletta due volte….strana, strana davvero!
    Buona domenica
    Francesco

  5. Io provo a fare la figlia, ma non ci riesco sempre. Ho una mamma tutta particolare, non siamo “compatibili” per dirla in qualche modo. Mi hai colpito forte con questo post, particolarmente triste.

  6. ..non è un’altra storia di chiusura per tenere lontano il dolore? tu mi prescrivi il vaccino.. che forse, cambiando farmacia, potrei anche trovare.. ma mi sa un po’ di ogm.. chi ci garantisce l’assenza di effetti collaterali? chi ci garantisce che non ci immunizzerà anche dal piacere?

  7. Allora :la barbona era la madre della morta ?E poi si è suicidata o l’ha uccisa quella con l’odore di marcio???baci baci

  8. invidia? se, vabbe’.. hihi era tutta una metafora – tanto per cambiare – ma in effetti sono fortunata. bisogna ridirselo ogni tanto, però. per evitare di perdersi guardando troppo i dettagli.

  9. Ciao cara, allora spiegami ciò che mi sfugge, capisco che tu possa averlo lasciato così per insinuare nei lettori il dubbio, ma la mia curiosità è troppa. Nella tua storia, lei uccide la propria amante o magari una moglie tradita, o..?
    Buona serata

  10. Molto interessante il tuo post. L’idea di utilizzare il Blog per pubblicare racconti brevi non è lontana dalla mia stessa idea, anche se io vorrei postare un racconto lungo a capitoli (ma nessuno segue nelle settimane e dunque me lo scrivo e me lo leggo da solo 🙂 E poi mi perdo dietro tutto quello che mi passa per la mente…

    Noto un certo tuo gusto per le sensazioni forti. Continuerò a seguirti.
    Robby

  11. covare?non e’da me tale cosa cosa richiedere tempo pazienza rancore : non fanno parte di me.le cose le provo ed escono immediatamente dalla mia bocca…..le dico non le covo…..e’ appena accaduta e la sto ancora gestendo…non ci ho capito molto ma credo abbia un senso…..

  12. Non è da molto che frequento i blog… e ogni tanto mi trovo a conoscerne di nuovi… ed il tuo è stata una scoperta molto interessante, i tuoi racconti sono incisivi, pieni di simboli, di significati, anche se piuttosto enigmatici… sono i racconti che mi appassionano… Mi lasciano con tante sensanzione in testa e nella pancia… le lascio decantare e piano, piano mi avvicino al messaggio…
    che può essere anche un interpretazione molto personale…
    Tornerò…

  13. Ti ho lasciato una sequela di parole non ben connesse, ormai son sconnesso mi manca tanto la mia Musa, oggi le ho spedito un plico con lettera , fra qualche giorno lo riceverà ed allora vediamo se mi risponderà . Sono proprio avviato alla fine se Lei mi riacciuffa sono salvo altrimenti addio!!!

  14. Ciao Noti,
    lascio questo commento per ringraziarti del tuo passaggio e per scusarmi per il contenuto del post che ho scritto ieri sera.
    E’ stato un momento terribile….
    Ma ho deciso di cancellare tutto compreso, il tuo commento ovviamente.
    Di questo volevo avvertirti per correttezza.
    Magari fosse facile cancellare tutto con un click anche in questo porca vita!
    Ti abbraccio
    Francesco

  15. post particolare ma di mio gradimento! in merito al mio post…. se sia stato schopenhauer non cò ma di certo aveva ragione…

    Buona Giornata

  16. pare nuovamente rispondendoti che ti ” voglia convincere “che cosi’ non e’ pero’ come facevo a covare una cosa che nemmeno sapevo che esistesse?La novita’ e’ arrivata male l’ho presa subito ..poi anche peggio poi ne ho discusso e parlato e ancora parlato fino a non avere piu’ nulla da dire….forse si pteva fare finta di niente ma non ne sono capace.la lettera e’ per chiedere proporre inviatare o obbligare qualora ce ne fosse bisogno ma e’ per chi e’ al di fuori della coppia…eppoi noti detto fra noi e’ l’idea del “covare che proprio non mi si confa’……sorrido…..

  17. Hai iniziato il tuo commento dicendo “Io userei un altro aggettivo, non antica, ma poi mi dici che non capisco e allora taccio.” Ma non l’hai fatto. Perché non l’hai fatto?!?!?! Ridooo

  18. già strano come la rabbia possa trasformarsi in una sorta di combustibile per andare avanti, un saluto miss notime

  19. ciao not, e bello, ma di una tristezza infinita, comunque bello, ref
    grazie sembra che abbiano risolto il problema

  20. Ciao.
    Leggo il tuo commento in cui mi ritieni un uomo fortunato: lo sono.
    Lo sono sempre stato. Non le grandi fortune, quelle no… vivo del mio lavoro, amo della mia passione, e nulla mi viene regalato.
    Ma ogni volta che do dieci ricevo in cambio venti, e così ho imparato ad avere fiducia nelle persone che sento “a pelle” e questo mette nella mia vita quel qualcosa in più che mi fa sentire fortunato.
    Tu non sei fortunata invece?
    Robby

  21. “Anche se giriamo tutto il mondo
    in cerca di ciò che è bello,
    o l’abbiamo già in noi,
    o non lo troveremo” (Ralph W. Emerson)

    Buon tutti i Santi con affetto
    da Giuseppe.

  22. Passo per augurarti buon fine settimana. Domani mattina parto per Dublino e Londra con amici e rientreremo il 4 pomeriggio, poichè molti di noi devono andare a lavorare il 5, tra cui il sottoscritto… Uff.. Un saluto! Ci scriveremo al mio ritorno.

  23. Hai dovuto conquistare tutto e questo è faticoso, ma anche gratificante.
    Chi ha avuto sconti o troppi regali, spesso non sa goderseli.
    Ho tanti esempi in testa e sono certo non manchino nemmeno a te.
    Ciao!
    Robby

  24. Madre si nasce,forse anche barbona.Benritrovata,con tutto il tuo cinismo.Sono iperattivo in questo periodo e sto fabbricando qualcosa più grande di me.Lo sai che quando mi ci metto…Ti chiamo presto per i “ragguagli”.
    artista1969

  25. Ciao Noti..
    fammi sapere se ancora non sei riuscita a scaricare il brano.
    Se no pensavo di caricarlo sul mio sito e darti il link…forse è più facile.
    Aspetto notizie.
    ciao
    Francesco

  26. Oramai anche per non perdere l’impeto di madre…. occorrono gli antibiotici. Mia madre mia ha voluto molto bene, mi ha cresciuto “quasi” come un figlio.. ciao

  27. no, credo che tu investa negli altri quanto meriti di ricevere, perciò aspetterò ancora, tranquilla. ho una storia da raccontarti. tre anni fa sono stata in una birreria qui a vicenza, ero fuori con un’amica, una serata come tante. ricordo che a quei tempi avevo una puerile sbandata per un ragazzo che suona il pianoforte, si chiama yuri. verosimilmente ho passato la prima mezz’ora a raccontarle di lui, finchè non siamo state costrette alla compagnia di altre persone. il locale infatti era stracolmo, per cui dopo poco ci ritrovammo a dividere il tavolo con dei ragazzi più piccoli di noi. uno di questi si chiama alessandro, me lo ricordo perchè era talmente bello che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. lui è stato molto carino con me, quella sera, scherzava un poco, un altro pò flirtava. io per qualche attimo davvero mi ci perdetti, nel suo morbido sguardo azzurro. a suo modo incarnava quel romantico ideale di incotro casuale tra passanti che tanto piace agli scrittori degli anni 50. avevo 20 anni, lui 17. eleonora capì subito cosa stava succedendo e mi sequestrò con la solita scusa del bagno. rise di me quando confermai tutto e io mi sentii una stupida, patetica idealista del cazzo. uscimmo e riprendemmo i nostri posti. alessandro mi invitò a un concerto al quale non andai. quando lo incontravo per la strada neppure mi salutava più. allora mi sentii doppiamente patetica per averci creduto un pochino più di quanto mi fosse stato concesso.
    oggi alle nove e dieci squilla il telefono nella pizzeria in cui lavoro. lo sento e sbuffo, è il canto del diavolo: non finirò mai per le nove e mezza, niente cinema. “ce la fai a fare un’ultima consegna in piazza mutilato?” mi domanda il titolare. sono stata incastrata. è ufficiale. mi hanno fottuta un’altra volta. rispondo di si. in fin dei conti qualche soldo in più mi fa comodo. ho le mie riserve, però. chiederò esplicitamente la mancia, stavolta.
    le pizze mi aspettano occhieggiando dalla sacca termica che non ho neppure fatto in tempo a finire di sgomberare il secchiaio. chiudo tutto e mi affretto, corro come una scema, faccio i fari ai vecchi e alle cicliste e ai motorini perchè si levino dalle palle: perdio, c’è gente che lavora qui. la casa è in pieno centro, parcheggio in sosta vietata. raccogo la bresaola e rucola e la tonno e cipolla, due birre in bottiglia, suono il campanello. aspetto. nessuno risponde. risuono. eccoci. “S…Si?” “Pizza” e vedi di sbrigarti, che è l’ultima consegna, cazzo. qualcuno armeggia con il comando, non riesce ad azzeccare il tasto. ci prova e ci riprova disperato ma non lo imbrocca. quasi soffro con lui, e per lui, poi per me, poi di nuovo per lui quando mi chiede “è aperto?” con tutti i deficit linguistici di un handicappato. ecco, penso, adesso mi apre un povero cristo pieno di problemi e io gli ho pure messo fretta con il mio tono da saccente della minchia. non era aperto. ritenta, ce la fa. salgo. cerco di figurarmi il malcapitato contro il quale ho scagliato le mie futili ire di donna-in-quel-periodo-del-mese-lì. mel’immagino moro e alto, che trascina il lato destro del corpo. poi biondo e rachitico, gobbo. sorridente. qualcuno mi apre la porta. è in sedia a rotelle. è giovane. troppo giovane. non se lo merita, di stare seduto lì per forza o per voglia. saluta, lentamente. è alessandro.
    è alessandro.
    il mio bambino.
    aveva 17 anni.
    mi ha invitata a un concerto e io non sono andata.
    non mi salutava più.
    l’ho maledetto, credevo si vergognasse di avermi rivolto la parola.
    ma ora è felice che io sia lì, o almeno così mi sembra.
    è alessandro, ad ogni modo.
    consegno le pizze, le birre, le poggio dove capita. ho fretta, adesso, mi scappa da piangere. mi chiede il conto. “sono 17 euro” rispondo, meccanica. lo guardo in un modo che lo fa sentire sbagliato e lo so. le luci sono quasi tutte spente e mi chiedo com si possa lasciare a casa da solo un ragazzo in quelle condizioni. lui si trascina in camera da letto usando i piedi – allora qualcosa lo può muovere, per fortuna – e m’invita ad entrare. a destra ci sono delle pile di cd su uno scaffale, dei caschi appesi. caschi di motorino. e mi ricordo di colpo che un’amica una volta mi ha detto di essere andata a trovare un suo ex ragazzo in coma per un incidente in moto. evidentemente era lui. nessuno mi aveva detto nulla. accanto allo scaffale troneggia un sony vaio nuovo di zecca. adoro quel computer, se fosse stato un altro lo avrei odiato perchè cel’ha. ma lui no. lui sono felice che abbia il mio vaio. stava ascoltando della musica, le immagini psichedeliche di windows media player impazzano sullo schermo, inscimunendomi. mi mette in mano quindici euro. poi altri due. cerco il resto nel marsupio, le mani mi tremano e vorrei fermarle, vorrei fermarmi ma non ci riesco. lui mi guarda e sorride. deve avermi preso per pazza. suonano il campanello, sto ancora cercando quei cazzo di tre euro. me ne manca uno, che non c’è. risuonano il campanello. “mancano dei soldi. come facciamo?” lui alza le spalle, sospira. fa un gesto lento lentissimo eterno con la mano. “li tengo?” non ho capito. cazzo, vaffanculo, non ho capito. “si” ed è un si faticoso da morire. ringrazio, gli do i due euro, assieme ai suoi 15 di carta. mi accorgo che sto facendo una cazzata e mi scuso. alza le spalle. sto per andarmene, finalmente, si me ne vado, ecco, sto uscendo dalla sua stanza senza poster e senza spigoli non sia mai che la sedia a rotelle ci sbatta contro quando… “s…s…scusa. p p puoi aprire la p p porta, ppper ffavvore?” “certo. e grazie mille. ciao.”
    apro la porta per sbaglio chiudo quella di casa per sbaglio suono il campanello invece di pigiare il tasto della luce mi maledico scendo le scale incontro il suo amico in motorino gli comunico che ho chiuso la porta quand’ecco che lui la riapre e si, sono libera.
    poso la sacca nel retro della macchina e sbatto la portiera, poi non mi resta che piangere.

  28. Un genitore ai propri figli dona tutto quello che ha,soprattutto l’intero amore,ma
    non può donare le proprie esperienze.
    Mi hai fatto tornare in mente un’aforisma di Oscar Wilde,
    “Un bimbo cresce amando i propri genitori,poi li giudica
    infine li abbandona.” Ma io faccio finta che si è sbagliato.
    Quanto mi stuzzichi il cervello,mi sono ricordato di una scenetta.
    In via Toledo,strada principale,tra le più importanti della mia città,
    parlo di una decina di anni fa,un uomo sulla 40ina, aveva il volto completamente sfigurato,non era italiano,sul cartello che portava al collo
    c’aveva attaccato la sua immagine di come era prima dell’incidente e la scritta “vorrei tornare come prima,aiutatemi” Pensai di fargli qualche foto per pubblicarla sul giornale,poteva essere d’aiuto, ma impiegai 10 minuti per fare quelle foto perchè nessuno posava un centesimo, solo un uomo gli offrì il suo ricavato,era un barbone.
    Circa un mese fa, alla festa della pizza,mentre gustavo un’ottima margherita
    fatta da un giapponese,un uomo girava per i tavoli e lasciava volantini,anche sul mio,c’era scritto “Vorrei tornare come prima,aiutatemi” e sotto 2 immagini
    di un volto,uno normale l’altro sfigurato.
    Potrei ancora scrivere quello che penso,ma mi fermo,
    tanto è quello che stai pensando tu.
    Buon we cuore di tufo.
    Dust.

  29. Buongiorno fangeina….
    passo per augurati una buona domenica e per vedere se delle varie promesse a cui devi assolvere, c’è anche qualcosa per noi.
    (Non affannarti, deve essere un piacere mica un obbligo…)
    Bacio.
    Robby

  30. Le bugie più crudeli sono spesso
    dette in silenzio. (Robert Stevenson)
    Un aforisma al mio ultimo post.
    Buona domenica di serenità
    da Giuseppe.

  31. notì io sono sempre nei paraggi un po’ presa da alcuni lavori ma son buone cose (che poi spero di poterne condividere i frutti pure qui) accidenti quanta strada da fare e scale da salire – un abbraccio speciale

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