CRESIMA

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I SETTE SACRAMENTI

CRESIMA

Mi sono sempre chiesta se le signorine che fanno dottrina vadano nello stesso magazzino a comprarsi i vestiti: modelli informi, colori improbabili, spartane camicette allacciate fino al collo e un odore di naftalina nei cappotti inconfondibile. La mia signorina della dottrina aveva un che in più: la voce nasale cantilenante e capelli stopposi come quelli della Barbi dopo ripetuti lavaggi. Noi innocenti, dopo la messa, andavamo nella nostra aula e l’aspettavamo scommettendo sull’abbinamento di colori che avrebbe saputo accostare. Era timidissima ma preparata. “ Recitiamo bene la preghiera che dovete fare la cresima e diventare soldati di Dio”. In verità l’idea di fare il soldato mi piaceva parecchio, mi ci vedevo bene con la corazza e la spada in pugno come la pulzella di Orleans ed in attesa di indossare la mia divisa mi preparavo al meglio: non potevo sfigurare davanti al signor Vescovo che mi avrebbe confermato nella fede ed investito della carica. E poi quella cosa che mi entrava dentro lo Spirito Santo con la fiammella sulla testa anche se mi inquietava un po’, le fiamme libere sono sempre pericolose e vuoi vedere che mi si incendiamo i capelli, mi faceva sentire importante. Ero anche curiosa di vedere tutte le fiammelle sulle teste degli altri bambini, magari si poteva giocare a chi le spegneva con meno soffi o se a qualcuno la fiammella non appariva e allora sai che risate. A me no, doveva apparire, mi ero preparata bene, avevo studiato, avevo fatto la brava in casa e non avevo neppure litigato con le mie sorelle, sforzo che senza dubbio avrebbe assunto un grande valore agli occhi di Dio che sapeva bene che fatica che avevo fatto. E venne il giorno. In mutande e canottiera sullo scendiletto aspettai che mia madre mi prendesse l’abito luccicante con cui sarei diventata perfetta cristiana impugnando l’elsa dello spadone e quando finalmente me lo portò appeso sotto un cellophan sbarrai gli occhi e inizia ad urlare. Altro che corazza lucida, altro che lorica coriacea: era un candido vestitino da suorina con tanto di velo e al posto della spada mia madre mi ficcò un giglio bianco in mano stupendosi del mio brusco cambio di umore. Nelle foto ho sempre la testa bassa, ma non per una innata timidezza ma per la vergogna: al secondo appuntamento importante con Dio, ancora una volta vestivo un abito inadeguato.