OSPITI

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Si dice sempre così, dopo. Averlo saputo prima non l’avrei fatto. Ed è vero. Se solo avessi immaginato in che guaio mi andavo a cacciare col cazzo le avrei dato ospitalità. Ma tant’è.
Un giorno mi telefona Donatella e bastarda fin dentro al midollo mi parla di questa Marsellina con la s. “Io l’ho ospitata fin quando ho potuto ma sai ho due figli un marito e una suocera, non posso tenerla ancora a casa mia. Tu vivi sola e vedrai che non sentirai neppure la sua presenza. Dove la metti sta. Ti assicuro che è dolcissima, ti sembrerà di non aver nessuno”.
La mattina dopo alle 6,30 squilla il citofono mentre sono ancora nel primo sonno. “Marsellina” articola la voce da basso. Con la bocca impastata e la testa ovattata apro e mi ritrovo sette ossa incollate ad un cranio che entrano in casa mia senza chiedere il permesso, aprono tutte le porte dell’appartamento e, trovato il bagno, ci si chiudono a chiave per riemergere dopo due ore di evacuazioni e abluzioni biascicando un “ho fame” dirigendosi in cucina. E’ completamente nuda.
Riprendo possesso del bagno e mi siedo sulla tazza del cesso. Intorno a me la desolazione: asciugamani lasciati a terra, il mio accappatoio appeso alla maniglia della finestra, i cassettini aperti, un assorbente sporco adagiato sul bidè, la creme per il corpo e quella per il viso senza coperchio, dal dentifricio, premuto a metà, esce la pasta sbiancante e la spazzola è piena dei sui capelli rosso arancio. Ho un conato che trattengo a stento e con la forza della disperazione urlo quel nome con la s come posseduta dal maligno. Marsellina si affaccia sulla porta della cucina ed esordisce con un “ Cazzo urli? Cazzo tieni il caffè? Cazzo, ti togli quella faccia da culo mentre mi guardi? ”