RIPASSI

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Rivederti, dopo tanto tempo e ricominciare a parlare come che ci fossimo salutati il giorno prima. E parlare di economia, di aziende che scoppiano, della tua auto che non vuole ripartire e di banche che chiudono gli occhi: parlare sempre di altro perché sarebbe difficile parlare di noi e dei tuoi occhi tristi come allora che non aspettano altro che un mio sorriso per tornare sereni.” Avevo voglia di vederti” “ Anche io”. Il tuo caffè d’orzo in un bar deserto addobbato per Natale ed un barista discreto che scompare quando sente che le parole si fanno più personali, intime, segrete. Rigiochiamo alle nuvole di di freddo che si scontrano? Andiamo in libreria a cercare gli ultimi regali di Natale? Andiamo si in libreria, ma per rileggere quel primo appuntamento tra gli scaffali di letteratura e teatro e tra un “ce l’ho” e un “mi manca mi manca” “ce l’ho” usciamo con due sporte piene di suggestioni, agitazioni, tenerezze, affetti e compassioni che ci lanciamo per strada allargando le mani per afferrare anche uno solo di quei sentimenti che rimangono imprigionate nelle copertine. “ Ma è il tuo di telefono che squilla? “ “ No, impossibile sarà il tuo” “ Ma il mio l’ho spento appena ti ho visto. “ “ Allora sarà il cellulare di quel signore vestito di rosso con la barba bianca, è vecchio e sordo e non lo sente” “ Prendimi la mano e falle accarezzare il tuo viso, falle sentire il tuo naso freddo e quelle labbra morbide che ho paura a sfiorare con le mie”. Il tempo adesso è fermo, senza rumore, adesso sono solo gli occhi che continuano a ridere mentre la bocca è immobile. E’ stata solo una crepa in una notte di dicembre.
Giro su me stessa e mi incammino facendo nuvole di fiato che stavolta si perdono nel buio.