ROSAROSAE

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Sa, la vita è buffa. Io pensavo di invecchiare  accanto a mia moglie. Avevamo fatto i nostri progetti: i figli sposati e sistemati, le nostre pensioni, la casa di proprietà, il nostro cane e la sua maledetta passione per le rose. Si, maledetta perché se avesse amato i cactus non sarei qui a portarle i fiori e a pulire la sua lapide.  Stavamo in giardino una domenica pomeriggio, sa quelle noiose domeniche pomeriggio di primavera, quelle che è andata a farsi sfottere anche la programmazione televisiva? Ecco, proprio una domenica del cazzo.  La lettura della pagina dedicata alla boxe della Gazzetta dello sport, fu interrotta da un urlo agghiacciante:  “Dario, le rose sono malate! Dario, è la ticchiolatura, la ticchiolatura, mio Dio Dario!” “ Che problema c’è? Spruzza l’anticrittogamico. Adesso vado a preparartelo.” “ Fermo Dario, non muoverti, che poi me lo rinfacci per il resto della vita, Dario, non voglio sentirti maledirmi perché ho interrotto la tua lettura avvincente. Mi arrangio, Dario,  d’altra parte non mi sento sicura se tu tocchi quelle sostanze velenose, non prendi mai provvedimenti per evitare l’intossicazione, Dario. Sei sempre così facilone, ma se capita qualcosa sono io, poi, che devo correre! Vedi Dario, prendi i guanti di lattice prima di tutto, poi ti copri la bocca con una mascherina e, Dario guardami per favore,  indossi il camicione da giardinaggio e la cuffietta per riparare i capelli dalle sostanze velenose. Ecco così come faccio io. Adesso doso la miscela e la verso nella pompa. Abbasso la leva 3 o 4 volte e… perfetto! Siamo pronti a sconfiggere la peronospora della rosa. Non ci resta che spruzzare” .

Io non so quale Dio ci abbia messo la sua mano pietosa sono invece sicuro che fu nell’esatto momento in cui mia moglie urlava il mio nome per la millesima volta in quel pomeriggio che l’asticella dello spruzzino si girò proprio mentre usciva l’anticrittogamico che centrò in pieno la bocca di mia moglie manco fosse la freccia di Guglielmo Tell che spacca la mela. Dritto nel gargarozzo. Di mio ho continuato solo a pompare fino a quando la tanichetta non si è vuotata.

In fin dei conti era lei l’unica rosa preziosa del mio giardino, mica potevo permetterle di ammalasi.