PASSAGGIO

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Era un’Italia che stava spalancando gli occhi e la bocca per la ricchezza che arrivava dopo anni di fame e pianti quella di Giuliano che si era comprato una cinquecento blu coi soldi risparmiati e un prestito che non avrebbe mai restituito a sua madre.

Si andava a ballare nell’unico locale della zona che richiamava ragazze anche dalle province vicine. Alle nove si era in pista e a mezzanotte si tornava a casa allora.

Giuliano non immaginava che la sua notte era appena iniziata quando un ragazzo pallido gli si avvicinò sussurrandogli: “Nel fosso c’è uno morto” indicando un punto preciso.

Il fatto che Giuliano non conoscesse il ragazzo non gli impedì di prenderlo sul serio. Ci si prende sempre su serio in Emilia e poi quella faccia cadavericamente balbettante avrebbe attirato l’interesse di chiunque. E Giuliano era un generoso. Seguì il dito del delatore e vide il corpo di un uomo che aveva smesso di preoccuparsi delle cose terrene.

Giuliano, uomo pratico e poco impressionabile, pensò che non si poteva lasciare un individuo dentro ad un fosso. Così se lo caricò sulle spalle e lo mise seduto sul sedile passeggero della Fiat 500 non prima di avergli ripulito i vestiti: caritatevole sì ma non al punto da lasciare che la tappezzeria dell’auto si sporcasse. Poi si mise al volante diretto alla stazione dei carabinieri col passeggero silenzioso e pallido al suo fianco.

Ha la sua importanza ricordare che si erano fatte le tre di notte perché la benemerita ci mise parecchio prima di rispondere alle scampanellate. Quando Dio volle si aprì un’imposta e una voce impastata di sonno e dall’accento meridionale gli chiese che volesse.

“Ho un morto in macchina”.

“ Non è un cimitero questo”. E l’imposta si richiuse.

Giuliano convenne che l’appuntato aveva le sue ragioni. Effettivamente il luogo deputato a ricevere le spoglie di un uomo è il camposanto e non una caserma, così si rimise in macchina col passeggero impettito per trovare una soluzione. Il camposanto era chiuso, di ributtarlo nel fosso non se ne parlava, non aveva buoni rapporti con il parroco per una vecchia storia di sostituzione d’ampolle quando era chierichetto per cui convenì che l’unica soluzione era aspettare la mattina.

A quel punto, soddisfatto della sua decisione, ricompose la salma che si era inclinata verso il finestrino della 500 e si diresse verso casa. Aveva appena messo la chiave nella toppa per entrare quando sentì la voce di sua madre: “ Ti sembra questa l’ora di rientrare?”

“Lo so, è tardi, vado a letto subito. Ahhh, mamma, in macchina c’è un morto, domattina lo porto in ospedale”

“Fatti almeno pagare la benzina” fu la risposta di sua madre.