Parole lasciate in giro

PAROLE

Poi mi chiedi di parlare.
Parlare di cosa? Sono ormai due anni che continuo a parlare, adesso sono stanca. Ho imparato che le mie parole non servono a niente, non hanno un suono, non producono cambiamenti.
Continui a guardarmi con gli occhi gonfi di lacrime, ma non le cedi.
E allora inizi a parlare tu e mi racconti di una grande festa fatta di discorsi di circostanza, mi parli di altre parole che altri hanno detto e che pochi hanno ascoltato. Ho smesso di ascoltarti perdendomi nella tua pelle che avrei voluto accarezzare e che non tocco da tanto, troppo tempo.
Vorrei che spegnessi la tv, vorrei che intorno a noi non ci fosse nessuno che mi chiama e interrompe il filo delle tue parole lasciate andare per trattenermi. Le stai esaurendo, me ne rendo conto mentre cerchi da me un appiglio per continuare a parlare: un appiglio che ti nego. Ho rinunciato a darti consigli e in fondo non è quello che vuoi da me. Vuoi che resti lì, che mi sieda e ti ascolti. Vuoi avere ancora del tempo per guardarmi, fotografarmi con la memoria prima che scompaia ancora. Non riesco. Mi fa ancora male. E allora rimango in piedi con la borsa in spalla, pronta a scappare come sempre quando il dolore è insopportabile.
Come quella sera seduta ad una lunga tavolata di legami. Se solo avessi girato il capo i nostri occhi si sarebbero incrociati. Ho ostinatamente tenuto lo sguardo fisso davanti a me. E tu prima di andare via, faticando nel metterti la giacca, senza guardarmi hai sussurrato: non hai mai sorriso e ti sei morsa le labbra.

PAROLEultima modifica: 2003-09-25T02:08:59+02:00da
Reposta per primo quest’articolo