PRIEST

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Così, alzi la cornetta e dall’altro capo ti dicono che  Claudio ha un tumore al pancreas. E’ in terapia intensiva. Tu sai che il tumore al pancreas non perdona. Hai visto andarsene con lo stesso male la Pia, la Carmen, Luciano. E’ bastardo il cancro al pancreas, molto più bastardo degli altri tumori. In quel momento senti che le parole non ti escono più, aggrovigliate come sono al magone così ti si trasformano in lacrima che respingi perché sei adulta, perché conosci il mondo, perché hai visto la sofferenza, perché non doveva capitare al lui, no, non a lui. Prendi un altro ma non lui e se hai le idee confuse te ne fornisco una lista intera di preti senza credo. Ho conosciuto tanti preti senza fede. Preti entrati in seminario perché la famiglia non aveva da sfamarli, preti entrati in seminario perché era l’unico modo per farli studiare, preti entrati in seminario per vanità della famiglia. Claudio no. Claudio ha fede. Crede in Dio. E come ogni pazzo di Dio sa realizzare i sogni. Claudio che ha costruito una chiesa per il suo Dio giocando a briscola con i senza Dio. Con Claudio ho parlato delle ore e per ore abbiamo riso sguaiatamente come lavandaie in vacanza. Perché le nostre risate erano uguali e i nostri occhi sapevano anche quello che non riuscivamo a dirci.

Adesso vorrei avere braccia chilometriche per abbracciare quella circonferenza imbarazzante e sentirlo ripetermi all’orecchio: forza, che ce la fai, lo so che ce la puoi fare. Adesso vorrei quella pizza al peperoncino che mi presentasti e io cacciai indietro riempiendoti di insulti. Adesso vorrei poter credere che Dio si è sbagliato.

Dio, ti prego, Claudio è talmente rompipalle  che di uno come lui non te ne faresti niente, ti sconvolgerebbe soltanto l’assetto del Paradiso. Dio, fidati, lascialo perdere e abbandonalo a noi che ci siamo già abituati a seguirlo fin dentro i suoi sogni perché sono i nostri, anche se ancora non lo sappiamo.

 

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I SETTE SACRAMENTI

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Anni e anni di finzione, anni e anni in cui sono entrata nella porta sbagliata dei bagni pubblici, anni e anni in cui non ho negato la mia femminilità tagliandomi i capelli, usando deodoranti da uomo e lavandomi poco, anni e anni di ingestione di testosterone per mettere a tacere quelle voci insistenti, anni e anni di calzoni la cui gamma di colore andava dal nero al grigio topo con una sola eccentricità quando ne acquistai un paio marrone scurissimo, anni e anni di fasciature al seno maglioni larghi e spalle incurvate per non far vedere, per nascondere ciò che la natura mi aveva inflitto, anni e anni di studio per eccellere, perché nessuno indagasse più di tanto su quel tono di voce così poco maschile che pur mi era costato ore e soldi spesi da un bravo logopedista che non riusciva a capire perché volessi cambiare la mia voce dolce e suadente facendola diventare rasposa e scorbutica, anni e anni a cancellare un passato con falsi documenti, false fotografie, falsi paesi di origine, false parentele che ho dovuto estinguere.
Ma ce l’ho fatta.
Domattina mi imporranno le mani e sarò finalmente un tuo ministro. Mi affideranno una parrocchia e potrò celebrare la messa, ascoltare confessioni, aspargere col turibolo, comunicare, organizzare sagre e celebrare matrimoni. Sì, domani lo potrò fare. Stasera, qui, stesa a terra con le braccia allargate mi gusto la mia vittoria sola, sola con te che mi hai aiutato in questa finzione durata anni, perché senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta, da sola non ne avrei avuto la forza. Me lo dicesti quella sera in quel sognobambino e non l’ho mai dimenticato: “ La Chiesa ha ordinato sacerdote Maria, la madre del Cristo, ma in ogni donna c’è una Maria da ordinare” e io ti risposi “ Sarò come Maria” E i giuramenti che si fanno da piccoli nessuno deve provare ad infrangerli.
Da domani puoi chiamarmi Don Giovanni e ti giro che in me non ci sarà niente del Casanova e non mi vedrai mai lasciare l’abito talare per amore di una donna.
Di quello puoi stare sicuro.