RAGOUT

126709_BOTERO.JPG

 

 

 

 

 

E’ un fatto che i rapporti di buon vicinato vadano coltivati.

Mi sono sempre spesa in questo senso credendoci fermamente. Sono socia fondatrice del Comitato “mogli felici spose operose” che, nel primo capoverso dello statuto, ha come obiettivo primario la tranquillità e il benessere del nostro quartiere. Il secondo capoverso regola i comportamenti da adottare all’arrivo di un nuovo residente: Comitato d’accoglienza, invito a cena nella prima settimana, obbligatorietà del buongiorno se ci si incrocia la mattina, visita settimanale con chiacchiere informali, recapiti telefonici di tutte le vicine da usare in caso di necessità.

Poi è arrivata donna Antonia e il suo cane. Scorbutica lei e isterica la bestia.

Non ha voluto associarsi al nostro comitato, ci ha sbattuto la porta in faccia quando ci siamo presentate a casa sua non prima di aver afferrato la torta di mandorle e il soufflè al formaggio che le avevamo preparato. Naturalmente evita accuratamente di salutarci quando ci si incrocia va già bene quando grugnisce qualcosa tra i denti che potrebbe essere una maledizione o un cancro in gola, tanto l’intonazione è la stessa.

La piccola bestia ha le sue stesse tendenze della padrona con l’aggravante di essere in possesso di ugola che fa impazzire l’intero quartiere. Abbiamo inoltre registrato, nel primo mese di residenza della nuova vicina, la sparizione di tre gatti, 2 aggressioni a passanti occasionali e la scomparsa di una ciabatta della signora Franca.

Urgeva una soluzione. E una soluzione si trova sempre.

Una notte ci fu un po’ di trambusto nell’isolato. Si sentirono alcuni cani abbaiare, alcune finestre illuminarsi ma giusto il tempo di vedere che tutto era tranquillo come al solito , anzi un po’ più del solito perché il cane della signora Antonia non abbaiò per l’intera nottata. Anzi, non abbaiò più.

Come eravamo use fare da sempre, il lunedì ci recammo a casa della residente oltraggiosa con un vassoio di lasagne e la scorbutica vicina dopo averci aperto afferrò il vassoio e senza un grazie richiuse la porta.

Solo a tarda sera sentimmo un grido che non ricordava niente di umano.

Avemmo un pensiero unico: Ha finito le lasagne.

Certo erano buone con quella sfoglia tirata sottile, la besciamelle cremosa e abbondante ma il tocco che le rendeva uniche era il ragù. Ragù di barboncino come si leggeva inciso sul vetro del fondo della pirofila.