CONVINZIONI

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Entrai e pensai “ Ladri” Non poteva esere diversamente. Erano passati i ladri. I cassetti aperti, i cuscini del divano squarciati, le ante del mobile del soggiorno aperte. In cucina tutti i barattoli senza coperchio, lo zucchero rovesciato, la pasta sparsa in terra e il cassetto delle posate rovesciato sul piano cottura.

Chiamai il 113 ancora immobile sull’uscio, poi facendomi coraggio e scavalcando un tappeto fatto di vestiti, soprabiti, maglioni, tovaglioli, mutande, collant, scarpe spaiate mi diressi verso la camera da letto sussurrando “Mamma… mamma…”

La trovai inginocchiata davanti al comò diventato altare: tre lumini accesi nella parte destra, tre nella parte sinistra. La foto di mio padre, l’immagine della Beata Vergine del Carmelo e quella del  Cuore trafitto di Gesù . In seconda fila, la foto di mio zio morto, di mia cugina morta, di mia nonna da parte di padre morta, la sua vicina di casa morta e il santino della moglie dell’assessore, amico suo, morta. In terza fila la foto mia e quella di mia sorella.

Non si girò neppure quando mi ordinò di inginocchiarmi e di pregare.

Eseguii senza fiatare e solo quando le ginocchia iniziarono a dolermi, tra un Pater e un’Ave e un Gloria le bisbigliai: “Perché?”

“ Ci vuole un perché per pregare? “

“No ma sarebbe opportuno”

Solo allora si girò verso di me e con gli occhi pieni di lacrime  mi confidò che aveva perso la protesi e che l’Osea le aveva detto che “se perdi qualcosa devi dire tre Padre nostro per ritrovarla”. Lei l’aveva fatto solo dopo aver messo a soqquadro la casa.

Aveva funzionato e ora doveva pentirsi per non aver creduto subito.

Io invece mi chiesi cosa avrei detto alla polizia che ci guardava imbarazzata.