HOLIDAY

 

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Lo so che a volte dovrei tacere e conosco anche il detto “Il bel tacer non fu mai detto” ma confesso che questa volta non ce l’ho fatta.

C’era molta agitazione in casa perché la Cicci non dava notizie da ben due giorni. In una famiglia normale una figlia in vacanza in Africa che non da notizie da due giorni è cosa normale: c’è il viaggio, la difficoltà a comunicare con mezzi tecnologicamente avanzati, la libertà di non avere rapporti con la civiltà. Ma due giorni per dei genitori apprensivi, coccolosi, iperprotettivi sono tanti, troppi perché l’adrenalina non salga, inizino le notti insonni e si scatenino le risse famigliari, partano telefonate a parenti, amici, fratelli e sorelle.

Così squilla il telefono di casa e vengo investita da una valanga di parole . Per un momento il mio timpano si spatarra contro la tromba di Eustacchio.

“Respira, prendi fiato e racconta”

“Cosa vuoi che racconti? L’ultima volta che l’abbiamo sentita era nella savana del Burundi e dormiva in una tenda e c’erano dei leoni che giravano attorno all’accampamento!”.

“E tu hai la pretesa che nella savana del Burundi in una tenda ci sia campo? Credi che vada in giro col cellulare nella notte cercandolo in mezzo ai grossi felini? E’ questo che vuoi? Sai che lei ama i viaggi avventura, le vacanze in luoghi esotici, deve stupire gli amici, essere invidiata dal mondo “

“Ma io sono preoccupata, tuo padre è preoccupato, la cagnina è preoccupata”

“Mamma, se andava a Cesenatico non sarebbe successo”

“Sei una cretina!”

“ Ma va?”.

APLASIA

 

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Fernando è morto solo in una calda mattina di luglio.

Dei suoi quattordici figli non c’era nessuno a tenergli la mano.

La donna che aveva sposato 60 anni prima era andata a vivere con una delle figlie  dopo averlo visto allungare le mani sul culo della badante, un anno fa.

E dire che Fernando, uomo tutto d’un pezzo, un contadino che alla vita aveva chiesto poco e dato molto.

Si alzava all’alba da quando era ragazzo per pulire le bestie nella stalla. Poi c’era la campagna e la sera quando si tornava nel casale, non si iniziava a mangiare se prima non si era recitato il rosario. Non contavano le suppliche della moglie, le lamentele delle figlie, la fame dei piccoli, la rabbia dei maschi. 

Niente gonne corte, niente frivolezze, niente amici in quella casa. Solo lavoro, fatica e preghiera.

Così i suoi figli se ne andarono uno dopo l’altro al compimento della maggiore età.

Rimasero soli lui e sua moglie a recitare quel rosario al ritorno dai campi. In quella casa silenziosa le lacrime della moglie rimbombavano fino ad assordarlo ma l’udito con l’età cala e alla fine è solo un fastidioso bisbiglio.

Si, Fernando ha dato molto ma alla sua campagna, alle sue bestie.

Mai un sorriso alla madre dei suoi figli, mai una risata durante quelle interminabili cene fatte di pasta e silenzio.

Fernando è morto solo e nessuno ha versato una lacrima.

SERVA

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Veniva a fare le pulizie a casa nostra. Non era vecchia ma era sciupata con quei capelli dritti come una scopa di saggina e delle fessure tra i denti rendevano inutile l’utilizzo del filo interdentale. Eppure non potevi sottrarti al contagio di quella risata sguaiata mischiata a frasi incomprensibili di un dialetto inventato da anni di lavoro al nord. Le sue guance avevano lo stesso rossore dei bimbi dopo una corsa a chi arriva primo e negli occhi aveva tutti i colori dell’allegria. Il marito aveva ottenuto una pensione di invalidità credo all’età di 7 anni e non aveva mai conosciuto la fatica del lavoro, in compenso la accompagnava a lavorare e la veniva a raccogliere verso sera con l’auto lavata, quando i morsi della fame si facevano insistenti nel suo stomaco.
E lei saliva ridendo su una vecchia fiat 500 giallo ocra salutandomi con la mano screpolata di chi non conosce l’uso dei guanti di gomma, strane diavolerie moderne che si ostinava a non voler usare.
Un giorno la sentii arrivare dietro di me, sentii il suo respiro trattenuto e la curiosità di capire quei segni che facevo con una penna su un foglio: “ Scrivi signorina?” “ Leggi” “ Non so leggere e non so scrivere signorina” “ Dai, non prendermi in giro” “ Te lo giuro signorina, non sono mai andata a scuola ma mi piacerebbe sapere come si fanno quei segni sui fogli e cosa vogliono dire” “ E come fai a firmare?” “ Faccio la X e quella, ti giuro signorina, la so fare proprio bene”. Quel giorno mi raccontò delle due case che aveva in Calabria e di quel figlio che voleva far pedinare perché era certa che sciupava i soldi con le femmine, quelle che si fanno dare i soldi.
Fu a marzo che quell’uomo montò il portapacchi sulla 500 e se la riportò al paese e lei, dopo un mese, andò dal prete per fargli comporre il nostro numero di telefono “ Ciao signorina….”

ASCOLTAMI

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Ci passavo i pomeriggi estivi osservando il viavai delle formiche: ne adocchiavo una, una a caso, e la seguivo, novella zoologa, fino a vederla scomparire. Allora armata di alcool bruciavo l’ammasso nero che smetteva di correre e godevo delle fiamme ,dele calde lingue di fuoco unite alla calura estiva. Mi domando perchè mi scavo dentro con te, perchè fai riemergere lontani ricordi che si portano sul groppone una infanzia beata, quasi a voler sbeffeggiarmi di una maturità complessa. In questa epoca bizzarra, dove plaudono alla affermazione amo più gli animali delle persone, io, in controtendenza affermo: amo gli esseri umani più delle bestie. Ed anche in questo mi trovo spaesata, poco politicaly correct, ma chi se ne frega. Vivo il mio diritto di cercare rapporti umani e non bestiali. Potra’ mai un pesce rosso o una tartaruga marina darmi il suono di una viola o tempestarmi il cuore come puo’ fare l’arroganza di un pianoforte? Ma è con un altro racconto che ti voglio abbracciare. E’ un sogno invernale, che mi sono portata dentro per tanto tempo. C’è la guerra, ci sono i tedeschi, alti biondi, parlano un linguaggio duro, la loro lingua non è dolce ma sono belli con le loro divise nere. Ci fanno allineare in casa davanti al termosifone Vedo mio padre, mia madre le mie sorelle i miei fratelli mia nonna mio nonno e vedo me che li fisso Hanno le armi c’è odore di maschio in casa, un odore forte di selvatico di sudore rappreso un odore sgradevole No, non potete ucciderli tutti Esco io dalla fila e mi immolo per gli altri Rimando sconvolta soltanto dal particolare che non sento voci che mi trattengano Mi mandano a morire, ma non apprezzano il mio sacrificio. Almeno Abramo e Isacco di biblica memoria sono passati alla storia. Di me non rimarra’ che un estremo sacrificio per salvare una famiglia spaccata dall’odio in cui è inutile la mia presenza e dunque che sia fatta la sua volonta’ .