MISERIA

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Adesso era qui davanti a me con gli occhi lucidi e la fronte grondante. Balbettava mentre mi raccontava i fatti. A volte il racconto si bloccava per la necessità di tirare su col naso. Gli allungai un fazzoletto di carta e dopo esserselo soffiato riprese il racconto.

“ … quella volta fu la prima volta. Mi deve credere. Sono sempre stato un amministratore onesto, si figuri che non ho mai portato a casa neppure una matita o fatto fotocopie che non avessero attinenza col mio lavoro. Ma quella sera, ero solo in ufficio e arrivò lei, la mia dirigente, e mi piazzò quel foglio sotto il naso ordinandomi di “modificare qualche numero, una sciocchezzà, lei capirà, per evitare controlli”. Mi rifiutai e allora lei, sollevando la gonna si sedette davanti a me sulla scrivania con le gambe aperte e io persi la testa. Non avevo più una moglie a casa che mi aspettava, dei figli a cui portare lo stipendio, l’associazione alpini in congedo illimitato con cui cantare il sabato sera, non avevo più memoria della vita irreprensibile di prima. Mi persi in quelle cosce e iniziai ad alterare i bilanci. Dopo quella sera aspettavo quelle richieste come un bambino aspetta il Natale.  Ho favorito costruttori, ricattato politici, aperto offerte per lavori pubblici controllando gli importi, ho  accreditato importi alterati a ditte compiacenti, mi sono inventato debiti per avere finanziamenti da banche amiche. No, glielo giuro, non mi sono preso un soldo io. Andavano a tutti a lei. Non ci crede? Le sembra assurdo? Perché l’ho fatto? Perché ho mentito, falsificato, modificato, contraffatto? Io non ho capitali alle Cayman, società offshore, non ho neppure intenzione di vedere altri cieli.  

Le sembrerò ridicolo ma le giuro: il mio cielo era quel triangolo di pelo.”