8MARZO

 

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“So che tu mi seguiresti ovunque. In un campo di margherite  come su una piattaforma petrolifera nell’oceano indiano o per 4 ore seduta sulla poltrona di un teatro ascoltando Bernanos per poi riprendere la marcia verso volti sconosciuti e bocche piene di sorrisi stucchevoli o in ogni improbabile impresa in cui mi ficco ad occhi chiusi e a braccia spalancate, senza protezione se non quella di sapere che tu sei vicino a me anche quando cerco di sparare fuochi artificiali in giardino dimenticando la miccia. Mi seguiresti in ogni vita che mi invento travestendoti con me e ritoccandomi il trucco perché sia tutto perfetto agli occhi del mondo. Ma stasera ti chiedo per la prima volta di seguirmi davanti ad un altare e di lasciare che ti metta l’anello d’oro al dito giurandoti quell’amore per sempre per sempre per sempre, che mi hai fatto scoprire. Io, adesso, so che ti amo. Io voglio sposarti. Sposami”.

Questo avrei voluto sentirti dire, questo probabilmente avresti detto un giorno qualsiasi, fermandoti il tempo necessario per ascoltare il mio “si”.

Dio non ti ha concesso quel momento. Ti ha voluto accanto a se, forse aveva anche lui bisogno di te e davanti a lui, ancora una volta, mi faccio da parte con una soddisfazione: la tua mano, mentre ti porta via, la sto stringendo io.

ROAD

 

 

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Possibile che quando dobbiamo andare a trovare i miei io sia sempre pronta prima di te e ti debba aspettare? No, dillo, dillo che ti rompe dedicare un giorno alla mia famiglia. Non ti azzardare a fiatare e sali in macchina che guido io che faccio prima. Tu non conosci neanche la strada e dopo è un continuo chiedermi: “ Dove devo andare? Giro a destra o a sinistra? Che rampa prendo?” e io mi innervosisco perché penso che tu come al solito non fai mai niente per me, non ti sforzi minimamente di capirmi, di cercare di aiutarmi quando sono in difficoltà. E non dirmi che questo discorso non c’entra niente col resto, perché c’entra tutto. E io mi sento poco amata da te e ancor meno considerata e poi non parli mai, non mi racconti più niente, non condividi la tua vita con me e soprattutto ti sei scordato di tutte quelle attenzioni che piacciono ad una donna e che tu mi facevi prima. Sono stanca sai? Stanca. Zitto eh, non voglio sentire le solite scuse e non ciccare fuori dal posacenere che poi la macchina la devo pulire io. Ma sei scemo ad aprire il finestrino? La corrente mi arriva dritta in gola e non posso permettermi di ammalarmi. Comunque adesso quando arriviamo tu prendi i fiori e glieli dai chiedendole come sta. No! Non dirmi che non li hai comprati! Una cosa doveva fare, una, e non l’ha fatta. Ti presenti a mani vuote? Ma che uomo sei? Che pezzo di deficiente sei? Ma la tua testa contiene almeno un pensiero che non sia l’inter? E non alzare la radio che poi a me radio105 fa anche schifo, è volgare come te, insopportabile come te. Si. Adesso mi fermo. Mi fermo e tu scendi. Non ti voglio più vedere. E’ finita davvero. Me ne frego se siamo in autostrada, sono cazzi tuoi.

 

Tanto poi torna indietro e mi riprende. Torna., torna. No, non torna. Ma perchè si è incazzata?

POST IT

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” Sono stanca. Me ne vado”

Mi lascia con questo post-it appiccicato al frigo.

Essenziale.

Ce n’erano di modi per lasciarmi. Non dico parlamene direttamente, lo so che non ami le chiacchiere inutili, che ti stanchi di ripetere le stesse cose che sappiamo da anni, ma almeno scrivimi una lettera e lasciala sul tavolo della cucina, mandami una mail, un sms, un fax, un mazzo di fiori con biglietto di addio allegato. No. Lei deve essere sintetica anche negli abbandoni.

A guardarla da un certo punto di vista la casa senza di lei ha un’altra dimensione. Sarà l’armadio vuoto, i cassetti del comò liberati dai suoi reggiseni e la possibilità di avere finalmente le mie mutande nel primo cassetto, le bomboniere ricevute scomparse dalla libreria. Nel complesso mi sembra tutto più luminoso, più largo.

Che fosse stanca potevo immaginarlo, anche io sono stanco: il lavoro, le incazzaure, il mutuo, la macchina in seconda fila, il sale che manca quando butti la pasta. Ma da lì ad andarmene ce ne passa. E poi andare dove? E lei dove cazzo poteva essere andata? Dalla mamma? Dall’amica? Dalla cugina, quella rossa di sinistra che parlava soltanto citando slogan e frasi lapidarie? No, non è da lei. Non è una donna che va a piangere in giro. Piuttosto di ammettere un fallimento racconta una barzelletta.

Questa è la donna che conosco io.

Ma quanto la conosco?

Quante volte mi sono chiesto a cosa pensava mentre parlavo di nanotecnologie?

Come erano le sue serate quando io non c’ero?

Cosa toccavano le sue mani quando toglieva gli anelli?

Non ricordo neppure se ultimamente si era tagliata i capelli o li aveva soltanto raccolti, non so che taglia di abiti avesse, né se avesse allergie.

Non ho una foto sua e delle sue labbra non ricordo il sapore.

So che rientravo e lei era li’, la cena pronta, la mia posta aperta e lasciata sul tavolo per il controllo, il mio vestito a giacca per il giorno dopo appeso alla gruccia, le scarpe lucidate.

E’ uno scherzo.

Lei non può essersene andata, non può avermi fatto questo.

Aveva tutto.

Era felice. Stamattina mi ha sorriso chiudendo la porta di casa. Forse erano i suoi occhi che avevano smesso di sorridermi. Da quanto tempo non la guardo dentro gli occhi?

E poi, quella che conosco io anche quando se ne va, lascia un comando da eseguire.

Giro il post it.

“Pulisci la lettiera”

Non si è scordata.

Se n’è andata davvero.

SMEMBRAMENTO

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Hai sbattuto la porta.
Erano le 10,27.
Si fissano sempre dei particolari inutili quando il dolore è insopportabile. Ricordo quando morì tuo padre: continuavo a guardare la macchia di caffè sul camice del dottore e avrei voluto dirglielo che quella macchia toglieva importanza alle sue parole ma come sempre ho taciuto.
Le parole vengono dette sempre troppo presto e troppo in fretta. Si sputano sulla faccia di chi ci chiede amore e non riusciamo a rimangiarcele. Così ho imparato a tacere.
Da quando sei partita ho continuato a fare la mia vita.
Le galline non ne hanno sofferto e hanno continuato a mangiare. L’orto doveva essere pulito dalle erbacce e i pidocchi delle rose dovevano scomparire.
Da allora mi sono chiesta mille volte se avrei potuto trattenerti, se generarti dei sensi di colpa sarebbe servito. No, non sarebbe servito. Tu non hai mai ascoltato altro che il tuo cuore. E il cuore, bimba mia, sbaglia.
I vicini hanno smesso da tempo di chiedermi di te. Per pudore, per rispetto, per non farmi male. Solo la Neide, la ricordi vero la Neide,  mi chiede ostinatamente, ogni volta che passa davanti a casa nostra: “Notizie? Novità?” Io scuoto la testa, lei abbassa lo sguardo e sussurra “Torna, vedrai che torna” e mi lascia un santino di sant’Agnese.
Cinque anni fa la signora Candini mi disse che sua figlia ti aveva incontrata e che eri sciupata ma continuavi ad avere l’orgoglio negli occhi. “ Lo stesso di suo padre” ho pensato e sono stata felice.
Non so se hai trovato quello che cercavi, non so se sei felice, non so se qualche sera senti il profumo del vento da sud e ti ricordi.

EREMOFOBIA

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Sai è un periodo difficile per lui.

Il mattino quando lo preparo per la scuola, passa il pulmino a prenderlo chiaramente, nel cestino per la merenda metto il cibo che predilige e facendo uno strappo alla regola dettata dal suo dentista per il tartaro che lo affligge aggiungo sempre i Bark ‘N Fetch Biscuits 16 oz i biscotti saporiti fatti con una miscela speciale di mele e farina d’avena a basso contenuto di grassi, 25 dollari la confezione, fatti arrivare apposta da Kansas City.

Si, lo ammetto lo sto viziando ma sono davvero preoccupatissima.

L’ho portato dallo psichiatra senza risultati visibili, anche il suo personal trainer si era accorto che a ginnastica faticava a stare concentrato: lentissimo sullo steep quasi immobile sul tape rollant. Senza contare che l’insegnante del corso di yoga a cui l’ho iscritto mi aveva assicurata che in un paio di mesi lo avrei visto trasformato. Se un cambiamento c’è stato, è stato in peggio. Gli ho comprato anche una squared small di vera pelle, comodissima. Ci si è disteso una volta sola e sempre con quell’atteggiamento svagato che proprio non riesco a capire. A Natale gli ho regalato il cappottino nuovo caldissimo della Vivienne Westwood, si, quello coi diamanti incastonati. Beh non ci crederai, gli ha dato appena un’occhiata e se n’è andato sul divano a guardare, annoiato, Braccobaldobau, figurati.

Tu non puoi immaginare lo stress! Guarda, se oggi non si entusiasma non so più cosa fare. Ho davvero dato fondo a tutta la mia fantasia e anche ai miei soldi per organizzargli questa festa. Ma sono proprio soddisfatta. I palloncini a forma di ossa ci sono, le palline antistress da mordere sono seminate sul pavimento. In quell’angolo ho messo le ossa antitartaro, la piscina riscaldata è pronta ad accogliere lui e i suoi amichetti e la torta è arrivata freschissima con l’aereo che avevo noleggiato. Guarda che bella è una Peanut butter cake da 28 dollari e 95 cents, ci sono i Ruffles glassati che lo fanno impazzire (21 dollari e 95 cents), e anche i Drooly dream bars col burro di arachide.

Se Joker non abbaia questa volta illuminando i suoi occhioni neri e non mi lecca tutta giuro che lo scuoio e vendo la pelle!

Hai avuto paura? Sciocchino che sei!

SQUARCIO

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E quando avrai voglia di parlarmi, o quando ti sentirai solo e le notti non passeranno mai e anche i tuoi amici ti saranno venuti a noia,  quando quel groppo in gola deciderà che è tempo di uscire  o quando sarà insopportabile il ricordo di me e di te non alzare la cornetta, non mandarmi una mail, non comprare uno spazio pubblicitario sul Corriere, non chiedere agli amici comuni, non appostarti fingendo un incontro casuale.

Vieni, prendimi per mano e portami al parco, la seconda panchina dopo rua mura.

E non parlare se non per raccontarmi la stessa barzelletta.

LUIGI

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Mi sono fatto un blog.
Non sono uno che ha proclami da fare, non ho soluzioni da proporre, non ho idee geniali da condividere, non sono uno di quegli sfigati che non sanno come passare il tempo libero. Ho una vita piena di amici, una morosa, donne, scopo come un riccio, faccio palestra e ho più soldi io che un cane pulci.
Poi quella stronza mi ha mollato.
Un martedì qualunque. Il martedì della palestra, dell’after hour e del cinema con lei . Mi aspetta fuori e mi dice “Amo Luigi, ci amiamo da un anno e abbiamo deciso di sposarci” Poi alza il finestrino dell’auto e parte.
E io me ne sto lì, con stampato in faccia il primo sorriso ebete della storia degli amori finiti.
Luigi? Chi cazzo è Luigi?
Mica sarà Gigi il meccanico? Quello della revisione dell’auto in giornata con lavaggio compreso? No, non può essere, non lui. Paragonato a me è una merda.
E allora chi?
Un anno. Sono stato cornuto per un anno e non me ne sono accorto. E lei con la faccia uguale al culo da un anno se la spassava con Luigi.
Perché non mi infastidisce che sia stata l’unica donna che mi ha mollato, mi irrita non sapere chi sia Luigi, non sapere niente di questa mezza pugnetta che le ha fatto perdere la testa.
E’ passata sopra ai miei tradimenti, alle mie assenze, ai miei lunedì di calcetto, ai venerdì con la compagnia in giro per osterie, al mercoledì di coppa, alle domediche allo stadio e poi Biscardi, Mosca, Sconcerti, D’Ubaldo, si è sciroppata senza fiatare opinionisti come Palombo, Focolari, Zazzaroni e poi salta fuori Luigi.
Tornato a casa ho acceso il computer e come un automa ho digitato LUIGI su google. Sono 28.200.000 i LUIGI che appaiono in 0,19 secondi e io me li sto spulciando tutti clikkando anche sui link di riferimento.
E poi ho aperto il blog.
Nickname: Alispezzate72
Titolo del blog: Luigi dove sei?
Descrizione: aspetta che ti trovi e ti faccio un culo così.
Mi fingo la sua ex disperata e non puoi immaginare quanti contatti ho ogni giorno: chi mi consola, chi mostra solidarietà, chi giura di conoscerlo e chi è pronto a prenderlo a calci in bocca. Sono tutti maschi, alcuni anche con un fisico apprezzabile stando alle foto che mi mandano.
Luigi non l’ho ancora trovato ma sto entrando in confidenza con BronzoDiRiace69 che mi ha chiesto il mio numero di cellulare.
Non è che sai dove vendono un distorsore di voce?
E non guardarmi così, quando ci si innamora è legittimo fare follie no?

LAGNA

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Proprio a me dovevi capitare? No, dico, ce ne sono di persone che una donna ha occasione di incontrare nella sua vita no? Mi chiedo, perché tu?

Io ammetto le mie colpe. Mi fermo all’apparenza e all’apparenza fai la tua porca figura, ma poi? Quando ti si conosce meglio iniziano le domande che sai già che mai avranno una risposta per una tua ostinata incapacità a cercare di chiarire, di spiegare i mille perché che le donne vogliono conoscere. Io che sono abituata a ceste di rose in bocciolo e corteggiamenti serrati, frasi d’amore languide e bagni a due alla luce delle candele mi ritrovo a bere birra sul terrazzino di casa ascoltando radio radicale. Com’è accaduto? Quando? Dove avevo la testa?

Possibile che se io dico voglio il mare tu mi risponda preferisco la montagna e dopo una settimana d’urla si opti per il lago che si, è carino ma fa molto gerontoiatria? E poi, visto che sei qui mi chiedo perché dobbiamo passare tutte le domeniche in casa a romperci le palle ascoltando “domenica in ” io e tu dormicchiando sul divano per borbottare ancora nel dormiveglia ” vai a farmi un caffè altrimenti dormo”. E visto che ci siamo vorrei sapere per quale stupido motivo mi chiedi cosa indossare per poi fare quel cazzo che ti pare, senza contare che adori attraversare la strada fuori dalle strisce e indicare me al vigile che ci fischia come se tu non avessi potuto fare altro che obbedirmi, che dimentichi il regalo non dico per il nostro anniversario, di cui non ricordi neppure la data, ma neppure per il mio compleanno. Ora, fosse un giorno qualunque arriverei anche a giustificarti ma è una data che tutto il mondo ricorda e se non fosse altro che per quello dovresti ricordare anche tu.

E poi sei prepotente, egoista, supponente, arrogante, insolente e impudente e io , io…

Tu?

Io

Tu ed io adesso scopiamo.