MALEDIZIONE

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Li sento i giorni in cui sarebbe meglio per me rinchiudermi in casa, li sento ma me ne frego ed esco. Già sul pianerottolo mi si bloccano le narici per l’afa ma stoicamente chiamo l’ascensore, scendo e salgo in macchina. 40° gradi segna il termometro , il volante scotta e l’aria condizionata non assolve alla sua funzione se non dopo aver percorso almeno 2 chilometri. Al primo chilometro sento la macchina sbandare. “ Quando cazzo si decide il comune ad asfaltare queste buche?!?!?”. A dire il vero non ci sono buche in strada ma la sensazione è quella. Proseguo. Sbando in modo sempre più evidente. Proseguo. Sento un rumore del tipo tututum tututum tututum che non mi piace niente. E’ mezzogiorno. I metereologi hanno dato l’allerta meteo. Afa in pianura superiore al 95%. Non voglio fermarmi ma devo. Tututum tututum tututum. Dopo la doppia curva c’è uno spiazzo. Mi fermerò lì. . Tututum tututum tututum. Mi fermo, scendo. Ho la gomma sinistra anteriore completamente sgonfia. Ma porca puttana maiala! 42 gradi, non una casa, non un albero, non un cespuglio per ripararsi dalla canicola direbbero quelli che parlano bene. Io che sono incazzata come una bestia continuo a maledire “sto caldo di merda che io amo il freddo e me ne sbatto se la gente deve andare al mare che io non le faccio le vacanze per cui potrebbe anche piovere e rinfrescare l’aria almeno il tempo di cambiare la gomma” Ma evidentemente lassù sono un po’ indaffarati e non mi ascoltano.  Prendo cellulare e ombrello.

Nella landa padana se vedete una donna in mezzo alla campagna con un ombrello aperto in pieno luglio, siatene certi, sono io. Dunque fermatevi e aiutatemi a cambiare questo cazzo di gomma!

VAL D’AOSTA

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Dunque, mi parli della Val d’Aosta 

Si, certo, la val d’Aosta.  La fa semplice lei che sta seduta mentre io sono qui in piedi a fianco a lei e non so un cazzo. La val d’Aosta. Che è una regione al confine con la Francia. Piccola. Voglio dire è piccola come territorio, talmente piccola che mi chiedo il perché non faccia parte del Piemonte. Ah già perché è a Statuto speciale e se fosse inglobata perderebbe i finanziamenti e le agevolazioni che le spettano. Ma forse questo è meglio se non lo dico alla prof, che poi mi taccia di essere una contestatrice. E allora che le racconto? Mica posso riferire che l’avvocato Agnelli ci andava sempre a sciare con l’elicottero. Cioè, mica sciava con l’elicottero, con l’elicottero saliva in cima a Courmayeur, sotto il monte Bianco, si metteva gli sci ai piedi e iniziava la sua bella discesa, mica come i mortali che salivano dopo la coda allo skilift. Ma se glielo racconto poi pensa che leggo solo riviste di pettegolezzi. Il che sarebbe anche vero perché quando vado in negozio dalla mia amica Nika, taglio colore e messa in piega € 70, mi faccio una vera cultura sia sui tronisti di Maria, oddio come la amo la Maria, che sulle veline e sulle grandi dinastie italiane. Ma so che la prof, non capirebbe e neppure apprezzerebbe. Allora, dicevamo,  la Valle d’Aosta. E questa che mi guarda, tamburella con la biro sul registro e non dice niente. Ecco si mangia la fonduta, questo lo so perché un anno ci andai in gita col prete e ci portarono in un locale dove ci presentarono un pentolino pieno di roba liquida bollente, lo capii solo dopo essermi scottata la lingua,  era un misto di formaggi sciolti a una gradazione da alto forno da fonderia.  Ecco, trovato. Le dico del Casino della Vallée a Saint Vincent. Certo che se dovevano costruire un Casino lo potevano fare solo a San Vincente. I valdostani sono decisamente pieni di umorismo, sarà  perché bevono da una grolla piena di grappa e caffè che non possono appoggiare fino a quando non è finita?

Credo di essere andata al bene, secondo me al sei ci arrivo e se non me lo da deve stare attenta alla sua Ypsilon blu elettrica targata HG 689 IM, ci vuole un attimo a segnarle la fiancata con un paio di chiavi.

AVVOLTOI

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I telegiornali lo hanno ripetuto fino alla nausea: non andate nelle zone terremotate durante questo fine settimane per non ostacolare i soccorsi ma lui è partito e col tesserino del giornalista  non ha avuto difficoltà nel raggiungere la meta ed eccolo li, il grande reporter, sulla passeggiata a mare a fare jogging con l’ipod ficcato dentro alle orecchie per non pensare, per godersi questa primavera tiepida  pensando alla forma, agli addominali, al ciuffo sudato da spostare di lato con un colpo secco della nuca. Per l’articolo c’è tempo. Mica gliel’ha imposto nessuno di andare nei luoghi terremotati. Ma sai che figo sbattere in faccia al caporedattore un articolo sul sisma? Sarebbe inutile salire fino in montagna: quello che può , quello che deve scrivere lo può fare benissimo da qui, al sicuro. La prima linea non fa per lui non sia mai che la polvere di cemento gli imbianchi la zazzera che gli scende elegantemente sugli occhi e che sposta con un gesto sapiente ripetuto mille volte davanti ad uno specchio.  Ma doveva almeno fingere di esserci dunque godiamocela qui, sul mare. In albergo imbastirà un pezzo di colore ascoltando la tv, chiacchierando davanti ad un mojito con la signora milanese che “sa avevo prenotato da tempo e poi vuol mettere l’emozione di dire alle amiche io c’ero?” Ascolterà la massaggiatrice del centro benessere interno all’albergo raccontare di una lontana parente di una sua seconda cugina che ha un’amica morta sotto le macerie e riporterà la sua vita con quel palpito che provocherà una stretta al cuore e una lacrima alla parrucchiera di sua moglie.

OSPITI

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Si dice sempre così, dopo. Averlo saputo prima non l’avrei fatto. Ed è vero. Se solo avessi immaginato in che guaio mi andavo a cacciare col cazzo le avrei dato ospitalità. Ma tant’è.
Un giorno mi telefona Donatella e bastarda fin dentro al midollo mi parla di questa Marsellina con la s. “Io l’ho ospitata fin quando ho potuto ma sai ho due figli un marito e una suocera, non posso tenerla ancora a casa mia. Tu vivi sola e vedrai che non sentirai neppure la sua presenza. Dove la metti sta. Ti assicuro che è dolcissima, ti sembrerà di non aver nessuno”.
La mattina dopo alle 6,30 squilla il citofono mentre sono ancora nel primo sonno. “Marsellina” articola la voce da basso. Con la bocca impastata e la testa ovattata apro e mi ritrovo sette ossa incollate ad un cranio che entrano in casa mia senza chiedere il permesso, aprono tutte le porte dell’appartamento e, trovato il bagno, ci si chiudono a chiave per riemergere dopo due ore di evacuazioni e abluzioni biascicando un “ho fame” dirigendosi in cucina. E’ completamente nuda.
Riprendo possesso del bagno e mi siedo sulla tazza del cesso. Intorno a me la desolazione: asciugamani lasciati a terra, il mio accappatoio appeso alla maniglia della finestra, i cassettini aperti, un assorbente sporco adagiato sul bidè, la creme per il corpo e quella per il viso senza coperchio, dal dentifricio, premuto a metà, esce la pasta sbiancante e la spazzola è piena dei sui capelli rosso arancio. Ho un conato che trattengo a stento e con la forza della disperazione urlo quel nome con la s come posseduta dal maligno. Marsellina si affaccia sulla porta della cucina ed esordisce con un “ Cazzo urli? Cazzo tieni il caffè? Cazzo, ti togli quella faccia da culo mentre mi guardi? ”

METEORISMO

 

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Vengo da una famiglia del proletariato e se sono arrivata a rivestire la prima carica dello stato non devo dire grazie a nessuno. Le borse di studio mi hanno assicurato l’istruzione, il resto l’ho conquistato giorno dopo giorno, con decisione, fermezza e autodisciplina. Se il mondo politico mi stima lo devo soprattutto ala mia correttezza. Vesto con sobrietà mi trucco senza eccessi e Vanity mi ha eletto donna dell’anno sia per la classe innata che mi riconoscono tutti che per le capacità comunicative. Dunque mi sembra quanto meno riduttivo minare le basi di una solida carriera politica per una scoreggia che mi è scappata. A dire la verità quando ho sentito che voleva uscire ho pensato che sarebbe stata una scoreggina come le altre che faccio sempre quando sono alla scrivania presidenziale: mi sposto un po’ a destra per sollevare una natica e sento l’aria uscire, la pancia finalmente libera. Ci vuole classe anche nello scoreggiare. Veloce, silenziosa. Indolore. Nessuno se n’è mai accorto. Forte di questo, quando mi sono trovata davanti il presidente degli Stati Uniti d’America, non ho avuto dubbi. “Adesso la mollo” e così ho fatto. Ma non so se sia stata la polenta della cena o i cavoletti di Bruxelles quella che è uscita è stata veloce come al solito ma molto rumorosa e odorosissima. I microfoni delle telecamere hanno fatto il resto. Solamente il Sole24 ha elegantemente titolato con il verso dantesco: ed elli avea del cul fatto trombetta.

Per tutti gli altri sono la presidentessa scoreggiona e, ai summit mondiali, nessuno mi si siede vicino.

ROAD

 

 

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Possibile che quando dobbiamo andare a trovare i miei io sia sempre pronta prima di te e ti debba aspettare? No, dillo, dillo che ti rompe dedicare un giorno alla mia famiglia. Non ti azzardare a fiatare e sali in macchina che guido io che faccio prima. Tu non conosci neanche la strada e dopo è un continuo chiedermi: “ Dove devo andare? Giro a destra o a sinistra? Che rampa prendo?” e io mi innervosisco perché penso che tu come al solito non fai mai niente per me, non ti sforzi minimamente di capirmi, di cercare di aiutarmi quando sono in difficoltà. E non dirmi che questo discorso non c’entra niente col resto, perché c’entra tutto. E io mi sento poco amata da te e ancor meno considerata e poi non parli mai, non mi racconti più niente, non condividi la tua vita con me e soprattutto ti sei scordato di tutte quelle attenzioni che piacciono ad una donna e che tu mi facevi prima. Sono stanca sai? Stanca. Zitto eh, non voglio sentire le solite scuse e non ciccare fuori dal posacenere che poi la macchina la devo pulire io. Ma sei scemo ad aprire il finestrino? La corrente mi arriva dritta in gola e non posso permettermi di ammalarmi. Comunque adesso quando arriviamo tu prendi i fiori e glieli dai chiedendole come sta. No! Non dirmi che non li hai comprati! Una cosa doveva fare, una, e non l’ha fatta. Ti presenti a mani vuote? Ma che uomo sei? Che pezzo di deficiente sei? Ma la tua testa contiene almeno un pensiero che non sia l’inter? E non alzare la radio che poi a me radio105 fa anche schifo, è volgare come te, insopportabile come te. Si. Adesso mi fermo. Mi fermo e tu scendi. Non ti voglio più vedere. E’ finita davvero. Me ne frego se siamo in autostrada, sono cazzi tuoi.

 

Tanto poi torna indietro e mi riprende. Torna., torna. No, non torna. Ma perchè si è incazzata?

LEI

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Alza quei piedi, ma proprio adesso ti devi mettere davanti alla tv? Ci sono 7 giorni in una settimana ma no, lui deve mettersi davanti alla tv il sabato quando io devo fare le pulizie. Perchè lui è il padrone di casa, lui lavora dalla mattina alla sera e si sente in diritto di appoggiare quelle due fette che ha di piedi, che puzzano come il gorgonzola, sul tavolino del soggiorno! Tira giu’ quei piedi da li! E non ti azzardare ad appoggiarli per terra che ho appena dato lo straccio,  poi mi lasci le pedate e si vedono, perchè le pedate si vedono: ne ho vista una nell’ingresso. Non ti sei messo le pattine l’altro giorno, credevi che non me ne fossi accorta vero? Invece io me ne sono accorta subito. Le mie pattine! E dire che sono li, pronte, sulla porta appena entri, ma lui per dispetto non se le mette e io a pulire, lucidare, mettere a posto perchè se dovesse venire qualcuno in casa, cosa pensa? che non so tenere pulita casa mia, mi faresti fare proprio una bella figura! E mentre siamo qui volevo ricordarti che hanno inventato la tavoletta del cesso c’è il suo perchè che se non lo sai te lo spiego. Sta zitto, non fiatare che oggi non è la giornata giusta visto che appena sono andata in bagno ho visto benissimo che non l’avevi abbassata dopo che avevi fatto il tuo lavoro e lo sai che se c’è una cosa che non sopporto è vedere la tavoletta alzata è da una vita che te lo dico ma lui niente, per dispetto, perchè puo’ essere solo per dispetto, lui la lascia alzata e dire che si farebbe così poca fatica ad abbassarla: ecco così si alza così si abbassa, anche un cretino lo dovrebbe aver capito dopo 35 anni di matrimonio. Ma pensa se viene qualcuno a trovarci e ci chiede di andare in bagno che bella figura che ci faccio? e non ti azzardare ad accenderti una sigaretta adesso eh? Lo sai che abbiamo appena fatto imbiancare i muri vuoi che li richiami perchè i muri si impregnano di fumo? Ma cosa credi che io abbia fatto un vitalizio con i pittori? Se ti azzardi ad accenderla li ridipingi tu sia chiaro che io non ne spendo più dei soldi, non li spendo anche se sono i tuoi che spendo, perchè ho altri progetti con quei due risparmi che abbiamo. Senza contare la cenere. Sai che ho trovato la cenere anche sotto il tappeto? E chi sarà mai stato a mettercela visto che in casa mia sei l’unico che fuma?  Te lo dico per l’ultima volta: a me non mi freghi bel faccino e visto che ho aperto il libro vogliamo parlare di quante volte ti ho detto che ci sono le finestre da ridipingere? Cosa aspettiamo che venga quest’inverno? Che piova sui vetri? Che la neve impregni il legno lo gonfi e lo faccia scoppiare? Ma certo tanto lui ha la serva che glieli pulisce! Ma prova a pensare se entra qualcuno in casa cosa puo’ pensare? Che siamo una famiglia di merdoni che io non pulisco e così finiamo sulla bocca di tutti perchè se viene qualcuno a trovarci e vede questa casa cos’altro può pensare?

BACIARE

952566599.jpg Dire fare baciare lettera testamento. Scegli.

E il tuo destino è lì, su quelle cinque dita che una mano ti mette davanti.

 

 

 

BACIARE

 

 

Quando entrasti in azienda ti affiancarono a me in segreteria della direzione. Ti avevano assunto come caso umano. Orfana dei genitori persi in un incidente autostradale da esodo estivo, senza più mezzi di sussistenza, il nostro direttore, straordinariamente per il cuore di un banchiere, si commosse e decise di darti un lavoro, un po’ per debito di riconoscenza nei confronti di tuo padre suo vecchio compagno di liceo, un po’ perché portavi minigonne inguinali associate a labbra perennemente imbronciate.

Avvezza agli agi che una vita da nullafacente ti aveva abituato eri senza un diploma fosse anche da educatrice di prima infanzia, l’ordine per te era un concetto bizzarro, la ragioneria un dialetto sconosciuto del Botswana e l’italiano una lingua straniera che nessuno ti aveva insegnato. Eppure avanzavi sia nel prestigio che nello stipendio. Se c’era una manifestazione il direttore voleva te al suo fianco, se si partecipava ad un convegno eri tu l’eletta a rappresentare la banca, se c’erano gli ispettori della banca d’Italia solo tu potevi portarli in giro per ristoranti e locali alla moda. Mai nessun’ altra ha mai saputo far roteare la carta di credito, che la banca ti aveva consegnato, come le tue dita lunghe e laccate. Seducente e molto troia sei entrata in più letti tu che quella baldracca della Mati che ne ha presi, oddio quanti ne ha presi, ma non ti bastava e volevi di più, volevi la direzione e quando ti diedero anche quella il primo provvedimento che prendesti fu quello di trasferirmi alla cassa, come una neoassunta. Il crac della banca ci portò le televisioni e  gli ufficiali della finanza ad arrestarti. Urlasti come un agnello sgozzato ma nessuno si impietosì. Vennero nuovi ispettori e riorganizzarono le cariche bancarie badando al merito e non alle raccomandazioni.  Mi affidarono la vicedirezione  e per la prima volta mi permetto di usare una delle espressioni a te tanto care:  “E adesso, baciami il culo”.