VACANCY

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A me sta bene tutto. Sta bene di essere partita alle cinque di mattina il giorno di Natale ed essere arrivata dopo quattro ore di percorso accidentato in questo paesino di montagna dimenticato da Dio, mi sta anche bene che tu mi abbia invitato ad uscire dall’auto per respirare l’aria sana della montagna e mi sta bene che ci sia il ghiaccino per terra e dunque essere finita col culo su quella stessa terra al secondo passo. Ho avuto un piccolo cedimento circa le mie certezze quando mi hai invitato lungo una salita impossibile con degli scarponi chiodati, figuriamoci con un taccio 12 con suola in cuoio scivolosissimo, per entrare nella stube di una fattoria per una cena tirolese “così caratteristica”, dove avremmo trovato questa cameretta pronta ad accoglierci con tanto di piumino tedesco soffice come una nuvola che è un tutt’uno con le lenzuola per cui ad ogni cambio di posizione ti porti dietro tutto l’impianto e passi la notte perennemente scoperta battendo i denti. Il mio umore si è sollevato pensando alla cenetta a base di Spatzle, canederli, goulasch di cervo accompagnato da marmellata di ribes, crauti rossi e Apfelpfannkuchen. Ma che tu adesso mi chieda di tornare nella piccola hall per chiedere un altro cuscino, no, non mi sta bene. Io nella hall non ci torno fino a quando non portano via quella cassa da morto, si lo so che è un trasporto funebre, si lo so che anche lui deve ritornare nel paese natale per la sepoltura, si capisco che anche gli autisti devono riposare e so anche che non possono lasciare solo il cadavere ma non mi sta bene dover, ancora una volta, scalcare la bara per raggiungere la reception. Io le mie mutande, al morto, non gliele faccio vedere. Ed non dirmi che dico cose assurde. E’ la situazione assurda e se il cuscino 80X80 non lo sopporti, per me puoi andare a metterti di fianco al morto che di certo non protesterà del tuo russare.

HOLIDAY

 

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Lo so che a volte dovrei tacere e conosco anche il detto “Il bel tacer non fu mai detto” ma confesso che questa volta non ce l’ho fatta.

C’era molta agitazione in casa perché la Cicci non dava notizie da ben due giorni. In una famiglia normale una figlia in vacanza in Africa che non da notizie da due giorni è cosa normale: c’è il viaggio, la difficoltà a comunicare con mezzi tecnologicamente avanzati, la libertà di non avere rapporti con la civiltà. Ma due giorni per dei genitori apprensivi, coccolosi, iperprotettivi sono tanti, troppi perché l’adrenalina non salga, inizino le notti insonni e si scatenino le risse famigliari, partano telefonate a parenti, amici, fratelli e sorelle.

Così squilla il telefono di casa e vengo investita da una valanga di parole . Per un momento il mio timpano si spatarra contro la tromba di Eustacchio.

“Respira, prendi fiato e racconta”

“Cosa vuoi che racconti? L’ultima volta che l’abbiamo sentita era nella savana del Burundi e dormiva in una tenda e c’erano dei leoni che giravano attorno all’accampamento!”.

“E tu hai la pretesa che nella savana del Burundi in una tenda ci sia campo? Credi che vada in giro col cellulare nella notte cercandolo in mezzo ai grossi felini? E’ questo che vuoi? Sai che lei ama i viaggi avventura, le vacanze in luoghi esotici, deve stupire gli amici, essere invidiata dal mondo “

“Ma io sono preoccupata, tuo padre è preoccupato, la cagnina è preoccupata”

“Mamma, se andava a Cesenatico non sarebbe successo”

“Sei una cretina!”

“ Ma va?”.