ATTACCAMENTO

 

 

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Non fu facile accollarsi quella responsabilità ma non esistevano alternative. Il nostro appartamento troppo piccolo, una stanza da letto un bagno e la cucina, e lei bisognosa di troppe cure e di un’assistenza continua. Avevo gli occhi umidi quando lasciai la mia dolce nonnina nella casa di riposo “ Sandro Pertini”. Ne avevo girate parecchie e quella struttura era la più moderna e confortevole con personale professionale ottimamente formato. C’era anche un animatore, decisamente isterico, ma non si può avere tutto. Ogni giorno passavo a trovarla per assicurarmi che il trattamento concordato fosse rispettato. Certo mi costava parecchio tenerla in quell’ospizio, ma quanti anni sarebbe vissuta ancora? Due, tre, cinque? Lei mi aveva allevato e per lei avrei dato tutto. Festeggiammo il suo settantacinquesimo compleanno con un arrivederci in gola mischiato al groppo, coscienti di ogni bugia che le dicevamo, cara e dolcissima nonnina. I suoi occhi erano felici mentre si sbaffava la fetta di torta del suo ottantesimo compleanno e contemporaneamente scartava i pacchetti con i nostri regali. Acquistati senza badare a spese, tanto poi, ce li saremmo ripresi presto. Vennero i novantacinque, i novantasei, i novantasette e a quel punto iniziammo davvero a sperare che quella maledetta vecchia ci arrivasse ai cento, almeno saremmo rientrati delle spese di tutti quegli anni in qui l’avevamo mantenuta in una superstruttura per anziani: Arrivarano infatti interviste sui giornali, tv locali e nazionali, settimanali e si mostrò interessata anche la rivista della Confcommercio 50 & più. Di soldi non solo mancava l’odore ma anche l’ombra. Ai cento quella vecchia srega era più in forma di me: attaccata alla vita come una piattola ai peli pubici. Ingozzati brutta stronza di una vecchia arpia, abbuffati di torta e bevi, tracanna la coca cola e che ti possa andare di traverso, schifosa megera sdentata, spero che la tua vescica ceda e la tua piscia ti sommerga.

 

Sono a terra con un forte dolore al petto, sento l’alito della bastarda sul collo e il suo biascicare: “Stavolta l’hai presa nel culo tu nipotina dolce”.

 

NONNA

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Ma dove cazzo sta scritto che le nonne sono buone?
Mia nonna era la donna più cattiva che abbia mai incontrato. I suoi capelli imbiancarono sui trent’anni e inizio’ allora a tingerseli di un “nero corvo che racchia” che le indurirono ancora più il volto.
In una delle foto che teneva sul comò era immortalato il giorno delle sue nozze: il vestito grigio a pois non era niente in confronto al cappellino con piuma che aveva adagiato sui capelli.
Io adoravo mangiare i baci al cioccolato, quelli che strappi dagli espositori cilindrici con dentro in biglietto che ti dice subito se hai vinto un altro bacio: non me ne hai mai fatto tirare uno che fosse uno. Anche adesso, quando li vedo nei bar, non resisto alla tentazione di strapparli dall’asta, ma mi appare mia nonna e le mani si bloccano.
Non ha mai pianto in vita sua.
Ne’ quando le morì il marito, ne’ quando le morì il figlio, ne’ quando si grattugiò le dita con la grattugia elettrica.
Erano sempre migliori gli altri.
Sai, tuo cugino suona il pianoforte, è così bravo… lui si che fara’ strada, non come te che perdi tempo con 6 corde tese su una chitarra. “ Nonna io ho finito il liceo”. Tua cugina poi, vedessi come è stata brava alla recita parrocchiale, ha letto la poesia – Mamma – e non si è mai sbagliata “Nonna io mi sono iscritta all’università” e non parliamo poi di sua sorella che tutte le domeniche insegna catechismo in parrocchia “Nonna io parto per l’Albania e porto aiuti umanitari”e hai sentito di quel mezzo parente che fa il cameriere e tutti dicono che è così bravo nel servire le pizze, una volta o l’altra mi ci dovete portare che gli lascio una bella mancia “Nonna io mi sono laureata” e della Clara?Ma lo sai che la Clara ha aperto una edicola e vende tanti libri, lei si che sa tante cose “ Nonna mi sono tornata ad iscrivere ad un’altra università” ma già tu pensi solo a pigiare dei tasti, è tutto quello che sai fare.
Nonna, adesso posso dirtelo: quello che suonava il piano forte è stato licenziato dall’orchestra, quella che recitava sforna figli e ha sposato un dislessico con difficoltà sintattiche e il cameriere adesso fa l’idraulico: passato tout court dalle cucine ai cessi. Infine la Clara è fuggita con un operatore ecologico abituato al riclico.
Io continuo a pigiare su dei tasti ma so cosa significa piangere, ridere e ballare il tango.