SLIGHT

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Se mi confronto con te, perdo.

Per il tuo modo di allargare le braccia quando ti faccio richieste impossibili da esaudire, quasi sdegnato per la mia insistenza. Per i tuoi baci leggeri accompagnati dal lieve tocco della tua mano sui miei capelli e la serietà del tuo viso che si confonde coi tuoi pensieri disordinati.

Non ricordo il tempo in cui ho iniziato a cercare di capirti senza mai vincere. Tu chiuso nel tuo mondo io distratta dal mondo.

Ci furono incontri sbagliati, persone sgradevoli, tanto amore malato e poi rifiuti, urla, rimozioni, pianti, i miei mai i tuoi, esoneri e battaglie.

Crescere è un mestiere in cui ho cercato di applicarmi incassando le sconfitte, anche quelle grosse dal magone in gola, senza mai dimenticare i particolari del dolore, quello stesso dolore che potevo solo immaginare anche tu provassi senza mai poterlo urlare, sempre contenuto, sempre inespugnabile, sempre nell’ombra per non disturbare la voglia di esuberanza che mi faceva scoppiare in una risata contagiosa cui tu restavi immune, come se il sorriso tu lo avessi smarrito quel giorno in cui mi dicesti “ Adesso basta, so dov’è il mio male, è qui” e indicasti il punto con l’indice.

Ora continuiamo a volare in direzioni opposte ma c’è un momento, ogni giorno, in cui in nostri occhi s’incontrano ed io capisco di aver perso da sempre e vorrei alzare bandiera bianca e in quello stesso istante tu accosti la tua mano ai miei capelli e li sfiori appena garantendomi l’onore delle armi. “Ma, non oggi, oggi non è ancora il tempo” E lo dici senza usare le parole, senza sorridere. Basta l’abbassare delle tue palpebre.