APORIA

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La prima cosa a cui pensai quando mi diagnosticarono il cancro fu: perché a me, perché non alla signora della villetta vicino che vive solo per i suoi gatti, perché non alla commessa del supermercato la cui inutilità è un dato provato, perché non a quel deficiente che parcheggia sempre nel posto per disabili senza averne l’autorizzazione, perché non al barbone che dorme sulle quarta panchina del parco e puzza di vomito,perché non a mia madre che è vecchia e soffrirà come una cagna, perché cazzo a me? Non ho mai fumato, ho condotto una vita sana, studiavo diligentemente, facevo sport, mangiavo bio, scopavo poco e non bevevo alcolici se si esclude l’aperol soda che mi dava mia nonna quando andavo a trovarla.

Così sono stato il prescelto per occupare la stanza 24 del padiglione oncologico dono della benefattrice Odette Mariotti e ho iniziato a odiare lei, i medici, le infermiere troppo premurose e la psicologa che voleva attutire il mio dolore.

Toglietevi dalle palle  e lasciatemi crepare in pace.

Teresa entrò con gli occhi gonfi e le mani gelate. Prese la sedia, si sedette e aggiunse elementi alla sua storia. “ Avvocato, deve fermarlo”. Non mi chiese perché me ne stavo li’ e non in studio, non mi chiese come mi sentivo ne’ se ero operabile . Si sedette e riprese il discorso da dove l’aveva interrotto quel pomeriggio nel mio studio e studiammo la strategia processuale da seguire.

La febbre che mi tormentava da giorni scomparsa, il dolore  inesistente, la volontà di farcela assente. Ma non ho più il tempo di pensarci.

Nella stanza 24 del policlinico fanno la coda per avere un parere legale, un’indicazione, un consiglio: mogli tradite con l’ulcera duodenale che si trascinano da medicina generale, uomini con catetere che aspettano pazienti il loro turno per riscattare gli anni di lavoro in agricoltura, vecchi a cui hanno sospeso l’accompagnamento e vogliono far causa all’inps, bambini da pediatria intenzionati a portare davanti a un giudice la Mattel.

Non ho più tempo, adesso, di maledire il cancro ma mi fa ridere l’idea che  non vedrò finire le cause che inizio. E la causa non sarà la lentezza dei processi in Italia

BILIARDO

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Adesso tu ti siedi qui, qui di fronte a me e mi ascolti. Ti tolgo gli occhiali così non si romperanno e non potrai dire che non sono stata premurosa con te. Voglio che i tuoi occhi guardiano i miei, voglio che tu trattenga il respiro ascoltando quello che devo dirti.
Ti voglio fermo, immobile mentre ti spiumo i capelli col rasoio .
Adesso ti lego con la corda sottile per fare i salami, si, quella sottile che ti sega le mani se tiri troppo forte. Faccio male vero? Lo so, ma ci farai presto l’abitudine, ci si abitua a tutto anche al dolore. Adesso mentre ti spezzo il braccino destro ti racconto una storia che inizia a primavera quando gli ormoni entrano in fibrillazione e inizi con le grandi pulizie pasquali. Forse è per quello che entrai in quella stanza affollata, piena di fumo e confusione.
Si giocava a biliardo.
Zitto.Quando ti taglierò i legamenti del ginocchio sarà peggio te lo assicuro.
Tu non mi hai notata,troppo preso da altre persone, altre donne che ti giravano attorno.
Io si.
Forse eri già talmente ubriaco da non accorgerti che ero io e non l’altra e così senza neanche guardarmi in viso hai iniziato a giocare. Solo dopo la battuta iniziale mi hai detto: -Pensavo fossi un’altra, per quello ho accettato.-.Sto ancora pagando il dentista perché riesca ad aggiustarmi i denti che si sono sgretolati dal colpo che mi hai sferrato in piena faccia. Ho detto- Ok, nessun problema, smettiamo e gioca pure con l’altra- Era solo doloroso sorridere perché i denti spezzati mi tagliavano le labbra e il sangue usciva dalla bocca, ma il più era farci caso.
Si, lo so, che i ferri da cavallo inchiodati sotto la pianta dei tuoi piedi sono fastidiosi, ma pensa in positivo: non dovrai mai più comprarti un paio di scarpe.
Ma il tuo capolavoro lo compisti dieci minuti più tardi quando avvicinandoti con una faccia tosta che pure tua madre avrebbe disconosciuto sbottasti in un- L’altra è scomparsa, mi vai bene anche tu come seconda scelta- Sono una incassatrice fantastica e proprio come una boxeur rintronata al 16 round, mi sono rialzata e ho ripreso a lottare. Se avessi previsto il resto avrei buttato la spugna dopo il secondo. Lo sai, non sono mai stata una grande lottatrice.
Adesso te lo taglio e lo terrò sul comodino di fianco al letto. Lo vedrò avvizzire e quando sarà diventato un bastoncino di vaniglia, lo scioglierò nel latte della torta margherita.