EGOTISMO

 

INCONCLUDENZA

INCONCLUDENZA

Ha sempre fretta.  Classifica gli eventi ordinari in modo da farli sembrare più importanti. E’ costantemente preoccupato.  Fa aspettare gli altri. Esagera sui suoi risultati.  Crede di essere più intelligenti e capace. E’ ipercritico con gli altri.

Lo vedi comandare un gruppo di volontari  che lavorano forsennatamente perché lo stand del gnocco fritto alla sagra paesana sia pronto per quando inizieranno ad arrivare gli avventori. C’è quella che si è impegnata da settimane per capire come usare il registratore di cassa evocando i bei tempi quando bastava un foglietto timbrato con il pagato stampigliato sopra. Chiuse da giorni in cucina vedi le addette che odoreranno di fritto per  molte settimane fissando l’olezzo come ennesima medaglia da appuntarsi al prosperoso seno. Gli uomini vanno e vengono portando tavoloni di legno  con panche annesse ricreando un’atmosfera da Octoberfest dall’ italiana senza pretzel ma con i baulini rimasti del forno in fondo alla via e donati generosamente alla festa. Non manca l’accompagnamento musicale che comprende tutti i brani della canzone popolare italiana ma cantati con lo stesso ritmo dei canti che gli stessi adottano per le Messe solenni. E poi c’è, appunto, lui.  Inadatto per qualsiasi lavoro sia manuale che intellettuale che li sprona, comanda, rimprovera, sollecita,  mentre svolge l’unico lavoro  inutile, non impegnativo, superfluo, vano: riempire le casse con bottiglie di vino. Non importa se il vino è già diviso ed ordinato tra  i rossi e i bianchi, sulla scaffalatura. Non importa se per  i ragazzi  che serviranno ai tavoli sarà un piegamento in più, una complicanza non richiesta. Dalla sua postazione vede lavorare tutti e li può strapazzare mettendo da parte qualche bottiglia, di quello buono, da portarsi a casa. Lo guardi e non finisci mai di stupirti. Non c’è niente da fare. Non ti ci abitui.

Indossa sempre abiti marrone.

 

DOPO


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Sono nel piazzale davanti a casa.

Gli altri, i condomini, quelli con cui ci si scambia il saluto, quelli che si chiedono ancora che lavoro, di preciso, faccio, quelli quelli che non ho mai visto detestando le riunioni di condominio, insomma, gli altri, sono lì, con gli occhi smarriti. Dov’è stato l’epicentro? Chi ha un collegamento internet? Cazzo, i cellulari non funzionano! Mia figlia è a scuola, non so niente di lei, non so niente di niente adesso. Le domande si susseguono senza aspettare risposta. Arriva l’ingegnere quello del primo piano e grida “mamma, mamma, mamma” la voce è incrinata ma grida con rabbia. Si, la Silvina non c’è, non è scesa. Lui entra.

Scende dall’altro lato del palazzo un vecchio appoggiato al deambulatore.

Perché l’ingegnere non scende?

Arriva un’auto e parcheggia a debita distanza dal palazzo. “Stavo lavorando e le capriate hanno iniziato a caderci addosso” Si’, perché adesso sappiamo cosa sono le capriate, quanto regge il cemento armato e che quei maledetti capannoni li hanno costruiti senza imbullonare le capriate ai piloni.

Ma l’ingegnere?

Arriva la ragazza. Era a scuola poi il boato, quell’urlo della terra che una volta sentito ti rimane marchiato a fuoco nella testa. Racconta, concitata, di quello che ha visto tornando a casa. Anche lei ha gli occhi della paura. Parla di chiese crollate, fabbriche distrutte, strade intasate. E i cellulari non prendono e sto cazzo di madre dell’ingegnere dov’è?

La signora seduta su una sedia è ferita: stava facendo terapia riabilitativa dopo un’operazione all’anca, la fisiatra cerca di tranquillizzarla. “Si, chiamiamo, appena torna il segnale, chiamiamo”.

Mi accorgo ora della ragazzina che piange e della signora con la tinta in testa. Erano dal parrucchiere raccontano. La finta bionda è scappata ma la ragazzina era in bagno a fare pipì e la porta non si apriva e lei urlava terrorizzata ma non serviva perché la porta si è aperta solo quando sono riusciti a sfondarla e ora, la ragazza, piange e trema. Muta.

Finalmente scende la mamma dell’ingegnere con l’ingegnere, le gambe le tremano e anche lei ha negli occhi la paura.

Prendo una sedia dallo studio della fisiatra e la faccio sedere.

Si, ci siamo tutti, credo.

La napoletana sviene. Anziani instabili, vecchie con badanti al fianco, respiro affannoso ma vigili e attenti e la napoletana sviene. Perché le napoletane svengono? Gli uomini corrono e la adagiano a terra. Le diamo da bere? No! Alziamole le gambe! Mah. Opterei per l’acqua in faccia e che si riprenda in fretta: i tre pargoli frignano e li deve calmare.

Si inizia a diventare nervosi e puntuale arriva un’altra scossa. Mia madre avrebbe detto: “Questa si fa dare del voi” per accentuarne l’importanza.

Quando arriva, gli sguardi sono persi, le braccia si allargano per cercare un equilibrio, le gambe non smettono di tremare.

Ci siamo ancora tutti.

perchè la terra che ti trema sotto i piedi costringe chi c’è, chi è sopravvissuto, a contarsi e i conti devono sempre tornare.

Se ti allontani avverti, se decidi di rientrare comunicalo, se te ne vai fa in modo che lo sappiano tutti. 

” Io me ne vado. Vado a filmare, se c’è ancora qualcosa da filmare.”

“Noi siamo qui” è la risposta.


SCRUBBER

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Io avevo appena finito il selvizio e mi elo messa un catino tla le gambe e lo specchio tla le cosce pelchè me la stavo lasando quando sono entlati, cosa potevo fale? E poi elano tanti con i giubbotti e caschi, uno aveva anche il manganello in mano e ullavano: “ tutti felmi, voi tloie, non muovetevi!”. In quella posizione dove cledevano che scapassi? Comunque hanno iniziato ad aplile le polte e Chang l’hanno tlascinata fuoli con i soldi in mano pelchè non ela ancola liuscita a nascondeli e Li stava ancola facendo pompino  a cliente quando hanno sfondato sua polta mentle quando sono entlati in stanza di Zhu faceva zum zum con uomo italiano che poi piangeva con polizia e diceva: “non lovinatemi, sono sposato, non lovinatemi”. Ma io giulo non avevano ancola tlovato niente e niente avlebbelo tlovato se quella cletina, Sa Dong, non avesse iniziato a lidele ma tu sai come è fatta quella: appena glielo ha visto, così piccolo, più piccolo di quello dei soliti cinesi, insomma ela come quello di un bimbo di tle anni, è colsa fuoli nuda e “venite, collete, così piccolo non lo avete mai visto!!! “ e il signole col pistolino a spillo dietlo di lei che livoleva i suoi soldi. Io plovato a dile “vuoi fica, culo, senza plofilattico, te glatis” ma elano intelessati ai computel e ai nostli telefonini. Pel quello sono allivati fino a te. Tu padlona casa tu plendi miei soldi, io lavolo di fica e di culo pel dale te tanti euri. Plossima volta tu avvisa se tuo malito fa solplesa con colleghi o io come paga te affitto pel “discleto centlo massaggi esotici in via Milazzo” se non plendo casso?

VACANCY

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A me sta bene tutto. Sta bene di essere partita alle cinque di mattina il giorno di Natale ed essere arrivata dopo quattro ore di percorso accidentato in questo paesino di montagna dimenticato da Dio, mi sta anche bene che tu mi abbia invitato ad uscire dall’auto per respirare l’aria sana della montagna e mi sta bene che ci sia il ghiaccino per terra e dunque essere finita col culo su quella stessa terra al secondo passo. Ho avuto un piccolo cedimento circa le mie certezze quando mi hai invitato lungo una salita impossibile con degli scarponi chiodati, figuriamoci con un taccio 12 con suola in cuoio scivolosissimo, per entrare nella stube di una fattoria per una cena tirolese “così caratteristica”, dove avremmo trovato questa cameretta pronta ad accoglierci con tanto di piumino tedesco soffice come una nuvola che è un tutt’uno con le lenzuola per cui ad ogni cambio di posizione ti porti dietro tutto l’impianto e passi la notte perennemente scoperta battendo i denti. Il mio umore si è sollevato pensando alla cenetta a base di Spatzle, canederli, goulasch di cervo accompagnato da marmellata di ribes, crauti rossi e Apfelpfannkuchen. Ma che tu adesso mi chieda di tornare nella piccola hall per chiedere un altro cuscino, no, non mi sta bene. Io nella hall non ci torno fino a quando non portano via quella cassa da morto, si lo so che è un trasporto funebre, si lo so che anche lui deve ritornare nel paese natale per la sepoltura, si capisco che anche gli autisti devono riposare e so anche che non possono lasciare solo il cadavere ma non mi sta bene dover, ancora una volta, scalcare la bara per raggiungere la reception. Io le mie mutande, al morto, non gliele faccio vedere. Ed non dirmi che dico cose assurde. E’ la situazione assurda e se il cuscino 80X80 non lo sopporti, per me puoi andare a metterti di fianco al morto che di certo non protesterà del tuo russare.

SCONVENIENZA

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Sia chiaro.

Io amo le donne. Mi fanno simpatia.

Ricche di sfaccettature, problematiche, introspettive, grandi lavoratrici, pronte a buttarsi nel fuoco per una giusta causa, estrose nel vestire e bugiarde.

Non solo.

C’è qualche piccolo difetto che non riesco a perdonare loro ma niente in confronto a quello che ti possono dare. Sono le uniche che riescono a fotterti sorridendoti, le uniche che ti fanno uno sgambetto e dopo accorrono per capire se ti sei rotta le ossa, le uniche che possono avere un orgasmo quando intravedono la tua sconfitta, le sole a covare invidia per decenni allenandosi alla vendetta.

Ti si avvicinano e ti abbracciano, magari ti baciano anche sulle guance ma hanno le labbra ricoperte di veleno che rilasciano solo alla presenza della vittima prescelta.

Ma io le amo perché sono capaci di calpestare anche la loro madre per una conquista, per eccellere, per ricevere un consenso, per primeggiare.

Le più infingarde adorano circondarsi di altre donne adoranti da sguinzagliare nell’eventualità tremi il loro trono. E come regine ordinano, comandano, impongono fino ad arrivare alla condanna a morte senza sensi di colpa perché questi li tengono in serbo per il loro gatto che soffre di cimurro.

Dovessi creare un team, selezionerei solo donne. Non sbaglierebbero la mira.

VOLTASTOMACO

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La parola magica è solidarietà. Giuro che a prossima persona che la pronuncia si trova con la faccia appiccicata al muro come una mosca schiacciata con lo scopino. La nuova moda, da noi, è creare il “banco alimentare” parrocchiale. Niente di male, ottima iniziativa. Ogni parrocchia si va a rifornire in romagna di ogni ben di Dio, tanto per restare in argomento. Così si porta a casa dai prosciutti al grana, dal vino al lardo di colonnata, dal succo d’arancia alla farina biologica senza dimenticare i formaggini, il latte, salami, mortadella, yogurt, pasta di ogni tipo e dimensione, sughi pronti, budini, panna cotta, brioches e merendine.

Facendo una stima approssimativa, ma mi si perdonerà perché non sono una beghina baciapile, il 75% finisce nelle cene parrocchiali, vuoi per sant’Antonio, vuoi per il carnevale dei bambini,vuoi per raggranellare soldi per i poveri negretti del Benin. Del 25% che rimane togliamone ancora un buon 10% perché i mussulmani che vengono in parrocchia a ritirare mestamente la loro sportina, buttano via tutti gli insaccati e gli alcolici. Un 10 %finisce a casa dei solidari, perché va bene fare beneficienza ma qualcosa per la mia famiglia me lo dovrò pur prendere no? Resta un 5% che finisce effettivamente a casa di chi, superando l’imbarazzo, si reca in canonica il sabato mattina per ritirare l’”aiuto alimentare”.

Ma in fondo hanno ragione, loro, gli organizzatori fanno volontariato credendo nella solidarietà.

Ho un leggero senso di nausea.

 

MAKEUP

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 E tu vieni a dire a me che io non sono adatta per quell’incarico? Che quella ha più attitudine? A fare la troia ha attitudine.

Quella la’ volete nominare! Quella che quando gira sembra avere un paletto infilato nel culo dal tanto che sta impettita. Manco avesse due tette da mostrare. Come lo so? Lo so perché gliele ho viste, che cazzo! Eravamo in ospedale assieme: lei a fare un aborto io un raschiamento per certi noiosi polipi uterini. No, guarda, non mi interessa , non sono qui a fare la morale se una abortisce o se lo tiene. Inizio anzi a pensare che abbia fatto bene a sopprimere il feto perché il mondo non poteva reggere un’altra come lei. Allora ti dicevo che proprio quella la’, quella che tu ritieni un mostro di correttezza, di bravura e di intelligenza, quella la’, quella per cui tu ti scapicolli ogni volta che ti chiama al telefono, viene da una famiglia in cui persino il gatto va a rubare nella ciotola del gatto del vicino di casa e al funerale del padre suo fratello lo vedevi al bar con una birra in mano ad importunare la barista. La sua unica fortuna è stata aver sposato quel rimbambito del Luigi, che in vita sua aveva sempre e solo studiato senza sentire mai odore di figa. E anche se era brutto, alto un metro e una salsiccia e con un’alitosi persistente si fece mettere incinta e sposare. S’è rifatta il passato e ha il futuro assicurato. Un’abile operazione di maquillage.

Penso che abbia più corna suo marito sulla testa che lampioni la tangenziale di Bologna. Ma l’importante è far finta di non vedere e di non sapere no?

Ma sai, quello che mi fa rabbia, ma rabbia davvero è che abbiate deciso di farle insegnare  il catechismo il sabato pomeriggio in parrocchia, la abbiate eletta organizzatrice delle gite ai santuari di Loreto e alla Madonna della Comune e quando il consiglio parrocchiale decise di andare al santuario di Padre Pio  se ne assunse astutamente l’onere e l’onore perché doveva essere lei a decidere con che altra camera d’albergo doveva confinare con la sua. Eh, lo so che tu non sei potuta venire e lo sapeva anche lei, per quello si è scopata tuo marito per i 5 giorni del pellegrinaggio. E sai chi ha tenuto tua figlia mentre quei due hanno sperimentato tutte le posizioni del kamasutra? Questa sfigata che hai davanti con cui ti ostini a difendere l’innominabile come fosse una Maria Goretti.  E adesso non azzardarti a piangere. Perdonala, anzi perdonali, con la tua infinita pietà cristiana e mentre ci sei nominala anche responsabile per la catechesi delle famiglie.